Nel Belpaese c’è ancora gente che al solo sentir nominare genere “‘a cappella’ è vittima di autentici conati di vomito. Troppo forte da queste parti il trauma di una bufala tutta “‘italian-pop’ come i “NeriXCaso”, per non provare giustificata diffidenza per qualsiasi manipolo di ragazzotti intento ad esibirsi con le sole doti vocali. Il tentativo di rivalutare agli occhi di un pubblico prettamente ‘indie’ questo genere dall’antichissime tradizioni è affidato nelle mani, o sarebbe più corretto dire nelle corde vocali, di un collettivo austriaco.

Sei persone nascoste dietro la sigla Bauchklag e la denominazione di “‘vocal groove project’, nessun tipo di strumento analogico o digitale, al massimo qualche microfono filtrato, un’ enormità  di voci che si sovrappongono. Quello che finisce in questo “Many People”, successore dell’esordio “JamZero”, è una girandola di ritmi, vibrazioni, groove, tutto ottimamente confezionato in modo da far dimenticare ben presto l’ inusuale (per i tempi che corrono”…) tecnica di realizzazione. Dopo tutto la sperimentazione o la semplice smania di stupire non è lo scopo dei Bauchklang, le corde vocali imitano groovebox, drum-machine, loop elettronici per il solo gusto di far agitare teste e corpi. Diciassette tracce di dub, reggae, soul, downbeat, se Vienna è da tempo la capitale della rivoluzione elegante del nightclubbing (Kruder&Dorfmeister davanti a tutti) all’appello non potevano certo mancare i Bauchklang.

Chi ha assistito ad una loro recente esibizione all’ Arezzo Wave ne è rimasto folgorato per intensità  e trasporto, “Many People” cattura anche semplicemente sputato fuori dalle casse di uno stereo, non è difficile quindi capire come dal vivo possa assumere le sembianze di autentico, impetuoso magma sonoro.