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Un disco di Umberto Maria Guardini va sempre salutato con entusiasmo. L’artista è da sempre penna sagace, inflessibile e importante in un panorama musicale italiano che invece va ad intermittenza. Il nuovo lavoro, “Mondo e Antimondo”, uscito il 1° dicembre per La Tempesta dischi è stato uno dei nostri album della settimana e non potevamo lasciarci scappare l’opportunità di scambiare due chiacchiere con questo musicista che, da sempre, apprezziamo moltissimo…

Ciao Umberto, piacere di fare la tua conoscenza e grazie per averci concesso di fare questa chiacchierata con te.
UMG: Salve, piacere mio..

Ti seguo da tantissimi anni e conosco bene i tuoi lavori. Per prima cosa voglio complimentarti per il tuo nuovo album che è davvero bellissimo, senza voler fare torto ai tuoi precedenti, credo sia uno dei tuoi migliori, molto ispirato per un artista che, come te, avendo alle spalle una carriera importante, riesce ancora ad uscire con un album così interessante. Non è una cosa scontata, non credi?
UMG: Sì, può esserlo ma anche no, di fatto non sempre si riesce ad intercettare la produzione di un buon lavoro. L’esperienza aiuta così come l’ispirazione del momento, ma non sempre il risultato è eccellente come si vorrebbe. Questa volta confesso di sentirmi molto soddisfatto di ciò che ho e abbiamo ottenuto assieme ai miei musicisti.

Proprio così, non è una cosa scontata, è un percorso ancora valido, pienamente valido di un artista che come te ha ancora molto da dire, anche per il fatto che, oggi il panorama italiano è abbastanza povero di novità interessanti.
UMG: Sì in linea di massima lo è, ma esistono molte sfaccettature riferite alle nuove generazioni e a quello che hanno da proporre. Esiste moltissima gente scadente con proposte perlopiù prevedibili ed equilibrate a questa mediocrità,  ma anche molti giovani e nomi nuovi interessanti.

Credo che il problema derivi e parta dagli addetti ai lavori che spesso non si accorgono davvero dei più meritevoli, perché non in linea con la tendenza del momento e per loro impreparazione professionale, oggi davvero dilagante. Onestamente senza stare a puntare il dito verso qualcuno in particolare, quello che vedo e scorgo è effettivamente abbastanza scadente, scialbo, a tratti imbarazzante, sia come contenuti che come forma.

La musica è il riflesso della società, se la società è scadente l’arte ne risente immediatamente e lo diventa. Su questo argomento francamente penso che la maggior parte delle persone la pensi come me, ma poco cambia. Accorgersi di ciò che ci circonda non necessariamente aiuta, spesso può diventare controproducente.

Se paradossalmente osserviamo la classifica Fimi delle vendite sia degli album che dei singoli è un lacrimorium. Sfera Ebbasta è primo e piscia in faccia a tutti, me per primo (ndr. sorride) pertanto quello che pensiamo o proviamo a decifrare sulla contemporaneità musicale nazional popolare, non ha molto senso, è solo tempo perso.

Certo, diciamo che rispetto all’epoca in cui noi eravamo più o meno ragazzi,  è cambiato tanto nel modo in cui si fruisce della musica. Non credi?
UMG: Assolutamente, è cambiato moltissimo, ma tutto è frutto del cambiamento globale. Tutti siamo cambiati, il mondo è cambiato e cambierà ancora, molto presto. E’ giusto che sia così, l’andamento del pianeta vive un ciclo storico pessimo sotto ogni punto di vista, non vedo perché non dovrebbe essere così anche per la musica.

Possiamo però anche dire che, se tenti finisci anche per trovare degli artisti musicalmente validi, alcuni molto giovani, per cui io personalmente stravedo; un esempio è Anna B Savage, cantautrice inglese che rappresenta per me una vera perla, un diamante nel deserto. L’ho vista live, e mi ha ricordato che di musicisti importanti ovunque ce ne sono tanti, se pur con tanta difficoltà però ad emergere. Moltissimi stranamente non ce la fanno proprio , perché secondo te?
UMG: Conosco bene Anna B Savage, l’ho vista in due date da spalla a Father John Misty ed è assolutamente straordinaria, ferma in un tempo tutto suo, molto personale e circoscritto. La verità sta nel fatto che, bisogna considerare alcuni aspetti della carriera di un artista, che non sempre coincidono  con una carriera mainstream, occasionalmente anche volutamente.

Nominando Anna B Savage hai proprio colto nel segno, ma ti garantisco che, come lei ce ne sono tantissime/i ovunque. Negli Stati Uniti ancor di più, non paragonabile alla nostra piccola Europa dove il contributo musicale di un certo livello è garantito fondamentalmente dall’ UK e da qualche paese del nord.

Conosco moltissimi progetti che hanno nel loro personale dna la caratteristica di non esplodere al grande pubblico, è qualcosa che non si può spiegare ma che oggettivamente accade. Penso a King Krule o a Ròisìn Murphy, artisti geneticamente straordinari ma che non hanno mai incontrato il consenso del grosso pubblico, forse volutamente.

La loro grandezza sta anche lì, in quel presupposto. In Italia invece la mancanza e la ricerca forsennata di denaro, difficilmente oggi genera fenomeni del genere. In Italia pur di partecipare a Sanremo o X- Factor la gente si venderebbe anche la propria madre.

Si capisco. Possiamo dire che a questo, oggi si somma anche un altro problema, che come accennavo poc’anzi riguarda “come si ascolta” la musica: anni addietro si ascoltavano gli album, non si ascoltava solamente la singola canzone dal cellulare. Un album è una costruzione diversa, come dire, l’album lo devi ascoltare dall’inizio alla fine, perché anche la scelta con cui vengono posizionate le canzoni (track list) al suo interno non è casuale. Bisogna seguire un percorso all’interno di un disco, come una passeggiata in un bosco guardando, ascoltando e osservando ciò che accade nel durante.
UMG: Sicuramente, sono d’accordo, un disco lo devi ascoltare veramente, riferire, odiare, amare, riprendere, lasciare, rivedere, e sulla lunga scadenza bocciare o confermare. I tempi sono cambiati e con loro anche le modalità, bisogna farsene una ragione, anche se rammaricarsi ha come un sapore di vecchiume.

Oggi tutto è un po’ come il titolo del mio album, “Mondo e Antimondo” che in maniera educata e provocatoria, fra le righe suggerisce e ricorda anche questo; oggi tutto è rivoltato, a tal punto che quello che ieri era giusto ed equilibrato oggi è contraddittorio e sbilanciato.

Tutto piace, la società e l’essere umano che ne è parte integrante si adeguano a tutto, nessuno sa più dove andare a parare in preda alle proprie ansie, paure, indecisioni e dubbi, di conseguenza tutto è caos, spesso dal sapore decisamente gratificante. La maggior parte delle persone sono scadenti e di conseguenza potenzialmente vincenti.

Nella musica non è più importante il valore artistico dei progetti, a fare la differenza sono i numeri ottenuti dai tentativi che le major assieme alle etichette indipendenti “schiavizzate” provano a fare con nuovi e vecchi nomi. Per fare un banale esempio (uno dei tanti) leggiamo che tra i partecipanti del prossimo Festival della canzone italiana ci sarà Dargen Damico: qualcuno si chiede perché?

Lui come molti altri (d’altra parte in ogni edizione è così) rappresenta veramente la musica italiana di qualità dei nostri giorni? Di oggi? Oppure tutto è dettato da un criterio preciso e da una strategia? Tentare per ottenere…chi partecipa alle serate finali del Festival come mai è lì?

La risposta è molto semplice e abbastanza prevedibile. Ma questo non finisce qui, vogliamo sorvolare sul fatto che nessuno dice nulla o apre la questione? I poteri forti in Italia in qualsiasi campo, non solo nella musica, detengono e gestiscono ciò che accade, in termini spiccioli quello che si verifica dopo non ha in realtà molta importanza, purché non sia un flop eclatante, che nella peggior delle ipotesi comunque non danneggia poi nessuno.

Nella realtà musicale nazionale le multinazionali hanno il potere decisionale su tutto, a braccetto con i talent e poi dulcis in fundo con la direziona artistica del Festival di Sanremo che organizza facendo credere a tutti che chi partecipa è stato selezionato per il valore del brano.

Esatto è proprio così, quella attuale è un’epoca in cui è stata imposta una certa velocità, che non permette neanche di fermarsi a pensare e a ragionare su ciò che si sta facendo, pare non ci sia più tempo per fermarsi ad ascoltare attentamente qualcosa (e vale in qualsiasi ambito). Quando ero ragazzo, perlomeno io compravo le riviste musicali per leggere e scoprire nuovi artisti; ho avuto sempre la fissa di trovare nuovi musicisti che mi potessero piacere per poi scoprire il loro album. Anche l’ascolto del vinile era diverso perché dovevi metterlo sul piatto, girarlo quando finiva il lato A, era un attenzione che davi all’ascolto, accadeva qualcosa. Spesso avevi i testi in inglese che traducevi con il vocabolario, era un percorso molto diverso, oggi difficilissimo tentare di spiegare a un giovane come andrebbe ascoltata la musica, perché manca oggettivamente la voglia reale di entrare dentro all’artista, di cercare di comprenderne i significati, di tradurre nel modo giusto quegli stessi significati, che spesso poi puntualmente mancano.
UMG: Non servirebbe comunque a niente fare un’operazione del genere. I ragazzi e la generazione più giovane ha oramai il cervello fritto dalla telefonia, dai social e da tutto ciò che li imbambola rendendoli innocui e meno perspicaci in ogni ambito. Probabilmente tutto va come deve andare.

La cultura dell’ascolto dei dischi probabilmente non morirà mai, ma vive inevitabilmente e ragionevolmente una fase di decadenza dettata dal tempo che cambia, assieme alle sue modalità. Non bisogna dimenticare che molti ragazzi non sono capaci nemmeno di farsi un caffè con la moka a casa, che non sanno lontanamente chi era Pier Paolo Pasolini, ne Marcello Mastroianni, ne chi fosse Margherita Hack.

Ti sento scoraggiato.
UMG: Assolutamente no, sono realista, perché osservo la realtà, bisogna adeguarsi, cercare nei limiti del possibile di non mischiarsi al fango celebrale che ci circonda, serve restare coerenti verso se stessi e verso quello che si fa nella vita, in maniera semplice e onesta.

Chi ama ascoltare la musica in forme fuori moda può sempre farlo, tutto qua. Il mio è semplice attaccamento alle cose semplici e autentiche, nulla più.

Però vedi, io quando ascolto il tuo album, nello specifico ci trovo brani che secondo me potrebbero avere una diffusione più ampia, anche radiofonica, che potrebbero interessare un pubblico più vasto, questo al di là del supporto fonografico. Come mai non accade? Onestamente parlando tu rimani, se pur di nicchia, un artista con il suo seguito, anche se, quando parlo di UMG do per scontato che, tutti proprio tutti ti conoscano. Questo è un mio modo di ragionare sbagliato che inconsciamente adotto sempre per quegli artisti che mi piacciono, meravigliandomi che il grosso pubblico invece non li disconosca, anche quando facendoli ascoltare poi piacciono immediatamente. Per fare un esempio un po’ datato, so che come me anche tu sei un grande fan degli Smiths: quando esordirono nel lontano 1983 in Italia erano pressoché sconosciuti, ma quando li proponevo a miei amici piacevano sempre. Perché l’alta qualità impiega sempre molto tempo per essere riconosciuta?
UMG: Non lo so, non so cosa rispondere. Nel caso degli Smiths ci è voluto molto tempo perché’ venissero apprezzati per il loro reale valore, poi solo con il passare degli anni sono diventati strafamosi nel mondo, oggi considerati a pieno merito alla stregua dei Beatles, degli Stones e dei Led Zeppelin.

Credo sia giusto che sia il tempo a plasmare e modificare la comprensione dell’arte, così come il valore di un musicista o di una band, o di un progetto. Spesso il parere del pubblico conta davvero poco, è invece il tempo che proclama ed esalta il risultato, riconoscendone il valore, il pubblico lo comprende e lo santifica successivamente.

Il pubblico è esattamente come gli addetti ai lavori nelle multinazionali, salgono sul carro dei vincitori dopo, a giochi fatti. Prima si accorgono di poco niente, la loro è semplicemente una scommessa spesso nemmeno personale ne decisionale, poi quando accade qualcosa aprono il petto dichiarandosi vincenti perché avevano preveduto tutto. Una barzelletta..

Esatto, stiamo chiacchierando e divagando, non è quello che avevo preparato per l’intervista però trovo la chiacchierata interessante e stimolante, allora faccio anche un’ altro esempio con i Cure. I Cure band inglese internazionale, sono diventati popolari con l’album “Disintegration” che è stato un successo decisamente mondiale, ma quando uscì la band era per me già in una fase di declino artistico, mentre per moltissimi che non li avevano ancora vissuti, appariva come il loro miglior momento, progressivo e chiaramente indimenticabile, questo per dire che, spesso si arriva tardi su tutto, nonostante la riconoscenza artistica in qualche modo alla fine si materializzi. Ricollegandomi a te, io confido che anche che le tue canzoni possano avere la consacrazione del tempo e nel tempo, però ho molta difficoltà a spiegarlo agli altri quando parlo di musica italiana.

UMG: Quando accadrà, se accadrà, io sarò sottoterra, quindi al momento è davvero poco importante.

Sì, però tu hai un seguito di fan molto fedeli, come autore sei molto stimato.
UMG: Può essere, ma questo non cambia l’effetto delle cose, nella nostra storia artistica riferita nella fattispecie alla musica, sono tantissimi i nomi che non hanno ricevuto il merito dovuto. Penso a Umberto Bindi, a Bruno Lauzi, a Pierangelo Bertoli, a Carella, a Murolo..una lista infinita, dimenticata da tutti.

Generalmente io riconduco tutto alla razionalità; innegabilmente ci sono molte persone che mi stimano e apprezzano quello che negli anni ho prodotto, tuttavia il mio pubblico è un pubblico che come me vive, mangia, caga, dorme, ed è condizionato dal tempo che inesorabile scorre, ahimè oggi più in fretta di sempre. Tutto può essere fantastico e meraviglioso, così come dimenticabile.

Lo so, il mercato musicale ha preso una piega tanto, troppo difficile per chi vuole fare musica di qualità.
UMG: Difficile si, sono d’accordo. La cosa importante è preservare la consapevolezza di ciò che si vuol fare, il resto va da se, ed è molto più relativo di quello che noi tutti crediamo. I tempi che viviamo sono questi, ripeto, l’importante è avere la consapevolezza e rimanere coerenti verso ciò che accade, facendo quel che si vuole fare, per il semplice piacere di farlo, meglio se divertendosi.

Io ne approfitto per togliermi un po’ di curiosità, visto che ho l’occasione di parlare con te così liberamente: la prima che mi interessava sapere è, come lavori alle canzoni? Per meglio dire, durante il tour se c’è l’ispirazione cominci a scrivere nuovi brani, oppure ti ritagli un periodo di tempo per preparare l’album?
UMG: Assolutamente no. Ho un metodo di lavoro che nel tempo è sempre rimasto uguale e non è mai cambiato. Durante il tour non lavoro mai a pezzi nuovi, resto concentrato sulla performance, sera per sera, data per data.

Ho sempre lasciato un’enorme libera improvvisazione durante i live, ma questo accade quando negli anni diventi tecnicamente bravo quindi quando sai di potertelo permettere. Dai un veloce sguardo ai tuoi collaboratori e modifichi in tempo reale quello che stai facendo.

Sì, perché dopo tanti anni subentra un po’ di mestiere, diciamo, nella gestione, sbaglio?
UMG: Vero, accade esattamente questo. Quando concludo un album non ho la fretta di pubblicarlo subito, il dover essere sempre e per forza presente in qualche modo mi disturba, ho personalmente un’altra visione del lavoro.

Fatico molto a porte chiuse, senza il pubblico a volte anche per svariati anni. Divido la mia produzione in molte fasi, ore e ore, settimane, mesi passati in studio in solitudine ad altre in cui convoco i miei musicisti, lavorando tutto in modalità strumentale, senza il testo.

Una volta che la struttura del brano è decisa o più o meno battezzata, arriva la parte che riguarda il testo, la lirica e tutto quello che andrà a completare il brano. Infine subentra la fase dell’arrangiamento, del tipo di modo si sceglie da dare al pezzo.

Interessante, molto interessante conoscere come un artista crea, mi affascina tantissimo debbo dire.
UMG: Credo sia lo stesso identico metodo per molti..

Il brano che apre l’album “Re” sembra possedere una certa connotazione mistica, come ad esempio le campane che aprono il brano, simili ad un mantra raffigurante la vita che scorre, il lavorare, l’andare in chiesa, il tempo che passa, ecc, ecc. Poi alla fine c’è la figura del re, che vede il declino del suo impero. Infine i barbari all’orizzonte. Non so sei mio viaggio sia troppo alto, ma ho intravisto un atteggiamento di chi raggiunta una certa età, inizia una riflessione sul significato della propria vita, mentre guarda l’orizzonte. Sbaglio o c’è qualcosa di vero?
UMG: No, non sbagli .. la vita scorre e l’orizzonte è sempre più a fuoco, immerso nel nulla. Probabilmente in molti brani dell’album traspare questa visione.

Il testo è molto bello, a me ha colpito particolarmente.
UMG: E’ mistico e volutamente ripetitivo, come una sorta di preghiera, dettata anche dalla storia della mia vita, dagli anni che passano e dal fatto che io come tutti invecchio. Onestamente non ho rimpianti, ho fatto cose belle e cose estremamente sbagliate, ma rifarei tutto perché non ho mai danneggiato nessuno, oggi e non è poco.

Ok bene, è però una visione pessimista e di conseguenza un po’ malinconica?
UMG: Malinconica si, ma sempre realista. Chi è morto vent’anni fa poteva rammaricarsi, affermando di aver vissuto a pieno la magnificenza degli anni 60a, dei 70a.

Un domani quando ci guarderemo indietro vedremo gli attuali anni pregni di decadenza, probabilmente, morendo (a parte gli affetti personali) avremo la consapevolezza di perdere poco. Ricordando gli anni 90a posso affermare che, sono stati anni straordinari, personalmente vissuti in modo estremamente importante, sia nell’ambito della musica rock internazionale, sia sulla mia pelle, passando da bravo ragazzo, a tossicodipendente a persona responsabile con un lavoro e degli obbiettivi in testa.

Sono stato una persona molto fortunata, la più grande fortuna però è stata quella di viverli ed essere giovane in un epoca incredibile, sorprendente se non altro rispetto a oggi. Negli anni 90a le cose accadevano naturalmente, accadevano veramente, è difficile da spiegare e far comprendere a chi non li ha vissuti, presumibilmente anche per la mancanza di internet e dell’informatica.

Si, un po’ come la fine degli anni settanta, un periodo irripetibile, la fine del glam e l’inizio del punk. Nel periodo che abbiamo vissuto dopo il punk (diciamo attorno ai primi anni 80a) c’era una industria discografica aperta a qualsiasi proposta, ricordo che uscivano degli album incredibili, anche non di successo, dischi però che avevano in se un certo tipo di appeal e di discorso coerente. C’era un coraggio che oggi decisamente manca, specie nelle proposte dei giovani, attualmente così prevedibili e visibilmente scontate. Alla fine degli anni 70a esisteva la voglia di creare qualcosa di diverso, spesso di curioso e discutibile. Oggi tutto questo è assente, siamo tutti vittime di un appiattimento culturale radicato nella società, riscontrabile ovunque.
UMG: Oggi quasi tutto è regolato e condizionato dal guadagno, dai soldi e dalla coca. Viviamo in un epoca diversa, la società ha cambiato fisionomia ma bisogna accettarlo perché nel tempo tutto cambia tutto si trasforma.

Vero, è diventato uno stile di vita.
UMG: Oggi purtroppo tutto (molto) è deviato. Si cerca sempre e comunque una scorciatoia per ottenere e per ottenerlo subito, tutto è concorrenziale e sfrenato, senza senso. Le persone dimenticano che alla fine si muore, spesso molto prima del dovuto. Tutto è sold out, non solo I concerti.

Esatto!! Beh. Oramai tutti lo sappiamo come funzionano i sold out in molti concerti?
UMG: Lo sappiamo sì, però funziona così da anni, molti non se ne sono ancora accorti. Doveva essere Morgan a dichiarare che è tutto un flop? Che è tutto pilotato dagli interessi economici? 

Com’è possibile essere così ingenui? Purtroppo oggi ognuno fa i propri interessi, tutti contro tutti,  nessuno alza la mano rivendicando la verità, che non è più una prerogativa importante, perlomeno in un paese come il nostro, dove chi mente resta impunito.

Ormai hanno tolto pure la voglia di opporti, di manifestare, perché tanto non ottieni nulla.
UMG: La cura sta solo ed esclusivamente nelle mani del tempo, viviamo un’epoca gotica e nera senza rendercene conto..

Oggi guardandomi all’indietro provo un effetto imbarazzante, pensando alla classe politica attuale cominci inevitabilmente a pensare che i vecchi politici possedevano se non altro un certo spessore culturale, oggi inesistente, estinto.
UMG: Purtroppo quando tutto decade, tutto si ridimensiona e peggiora. Per la classe dirigente non può essere diverso. Peggio di così mai ricordato a memoria d’uomo (o di donna).

Tornando al tuo album, io avrei due domande su altri due brani che mi hanno colpito particolarmente: francamente mi è piaciuto tutto, per cui anche dovessi sceglierne qualcuno in particolare mi risulterebbe difficile, fatto sta che “La Notte” e’ uno dei pezzi che più mi sono piaciuti, ha questa malinconia che assomiglia come ad una dichiarazione d’amore persa in partenza, mi ha ricordato un po’ i colori tenui degli Smiths (non a caso tornano in discorso) stavolta però questo approccio è chiaramente perdente. Ho citato “La Notte” perché’ volevo chiederti se già hai deciso quale sarà il prossimo singolo? Confesso che per mio gusto sarebbe proprio questo, ti chiedo quindi contestualmente: come avviene la scelta dei singolo? Chi lo decide e in che modo viene proprio scelto?
UMG: La scelta del singolo è generalmente per ogni artista una modalità differente, dipendente da chi sta dietro la produzione esecutiva del progetto. Se dietro c’è una multinazionale, sono pochissime le possibilità che sia deciso dall’artista, almeno un tempo funzionava così, oggi chissà. Se invece l’etichetta è indipendente lo si discute assieme, ma in questo caso e giustamente l’ultima parola spetta quasi sempre all’autore.

Bisogna considerare che quando un album esce nel mercato, fruibile al pubblico, è stato terminato già da molto tempo, quindi e di conseguenza la scelta può anche essere dettata dalla noia, sopraggiunta dal passare dei mesi che inevitabilmente deforma l’intenzione di far rappresentare un album da un brano, anziché un altro. Per questo motivo si apre una discussione, che trova sempre una giusta conclusione o di intenti o di sano compromesso.

Certo, questa è una cosa che l’ascoltatore non considera o non sa mai, ovvero che per un artista quando l’album esce, è già vecchio, perché terminato molti mesi prima.
UMG: Si, in questo mio nuovo album il singolo che abbiamo scelto è “Re” ma alla fine il più ascoltato e amato pare sia la traccia 3 dal titolo “Andromeda”. Curioso ma vero..

Sì, “Andromeda” è molto particolare.
UMG: E’ un brano bellissimo, nella mia visione personale un misto tra il classicismo di Mina e l’hard rock dei Soundgarden, francamente chi se lo sarebbe mai aspettato? Può anche darsi che fra qualche mese quando uscirà il nuovo singolo decideremo proprio di premiare questo brano.

Ecco, se fosse dipeso da me (premesso che io gli album li ascolto generalmente dall’inizio alla fine) sarebbe stato sicuramente “La Notte” o addirittura “Muro contro Muro” un altro brano che sul piano melodico fa molta presa.
UMG: “Muro contro muro” è una canzone che strappa il cuore e commuove. E’ una storia d’amore tra un uomo anziano e un ragazzo molto più giovane. Gli anni li dividono inesorabilmente nelle abitudini e nelle modalità della vita di tutti i giorni, il primo soffre tantissimo, perché crede in qualcosa che svanisce in fretta e umilia, lasciandolo solo assieme alla sua vecchiaia.

Ho un’altra domanda da rivolgerti: all’interno di “Mondo e Antimondo” è presente Cristiano Godano come coautore di un brano che poi interpreta: è un amico di vecchia data oppure è un incontro recente? Lo conosci da parecchio tempo?
UMG: Non ci conosciamo da molto tempo con Cristiano, ci siamo sempre stimati a vicenda, ci siamo incrociati in maniera dilatata nel tempo ma non ci conosciamo fondo. E’ stato un incontro che prima o poi doveva farsi, Cristiano ha accettato immediatamente la proposta e io ne sono stato immediatamente lusingato.

Volevamo fare qualcosa di diverso,  qualcosa di estremamente semplice e allo stesso tempo elegante. Il pretesto del lavoro fatto assieme ha fatto magicamente nascere un’amicizia vera, autentica, infatti ci scriviamo spessissimo.

In effetti la sua vocalità dà un tocco particolare alla canzone.
UMG: Confermo.. è estremamente delicato svelando sottovoce un segreto inconfessabile.

Umberto io ti ringrazio, è stata una bella chiacchierata e voglio farti ancora i complimenti per “Mondoe e Antimondo”, un album veramente bello. 
UMG: Io ringrazio te per la chiacchierata. Un saluto a tutti.