E’ diventata ormai una piacevole abitudine ascoltare musica dei Miracle Sweepstakes. La band di Brooklyn arriva al suo terzo album e la qualità dei loro brani rimane sempre alta. Avevamo speso parole di lode nella recensione di “Rorschached“, il loro secondo album uscito nel 2022 e anche a questo giro l’avarizia non sarà protagonista della nostra recensione.

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La band ruota attorno al talento di Craig Heed, autore dei brani e chitarrista, si preoccupa dei tappeti di tastiere e di ogni tipo di percussione. Per non lasciarsi mancare nulla Craig si occupa pure della grafica delle cover che si ispirano ad un espressionismo astratto.

Come in ogni band che si rispetti il contributo degli altri elementi diventa indispensabile, dai ritmi impressi dalla batteria di Ian Miniero e dal basso di Doug Bleek fino al lavoro intrigante dell’altra chitarra, quella di Justin Mayfield.

Già la opener “Last Licks” ci predispone alle atmosfere del disco che ci rimandano alla psichedelia di fine anni ’60, con quell’ottimo finale orchestrale che strizza l’occhio a “A Day In The Life” dei Beatles.

Le innocenti e adolescenziali melodie di “Ooh Ahh” rendono omaggio al bubblegum rock mentre la pacata e lisergica “Rectangular Eclipse” ci colpisce con con i suoi effetti speciali che ci ricordano il pop psichedelico di Kevin Parker.

“Green Candle” parte lenta, chitarre acustiche gentili che accompagnano il brano a nutrirsi di nuova energia con l’ingresso di un basso pimpante, synth e ovviamente la batteria di Miniero.

Le chitarre affilate e le dissonanze di “O-Pine” e di “Bad Bee” fanno a pugni con la dolcissima “Let Something Happen”.

In “How True”, “Ahh Ooh” e “Nor’easter” si esalta la componente più sperimentale della band che trova in “All This Way to Come Back Now” un’eccellente epilogo, un brano lucente, melodico e ruffiano.

Nella recensione del precedente album, oltre ai primissimi Pink Floyd, avevamo accennato affinità con gli estrosi XTC. Circola proprio in questi giorni la notizia di una possibile reunion della band di Swindon. Le indiscrezioni sembrano però essere state stroncate dal leader Andy Partridge che su un giornale locale sostiene

Lascerei gli XTC così come sono, un evento storico perfettamente imperfetto che ha lasciato molta buona musica nella nostra scia. Il futuro appartiene ai giovani.

Ci piace pensare che questo sia un invito rivolto ai ragazzi di Brooklyn che dall’altra parte dell’oceano continuano a sfornare ottime canzoni, e alla fine che importanza ha trovare dei riferimenti nel passato quando il nuovo non ha nulla da invidiare a questi mostri sacri?