Credits: Yassmine Jabrane

DIGIOVANNI, La seconda prima volta (album)

Se volete emozionarvi e, nel frattempo, allargare le pareti del cervello (come direbbe il Maestro catanese) allora questo è il disco che fa per voi: un esordio sulla lunga distanza che in tanti aspettavamo, frutto di un lavoro ben orchestrato e ben scritto. Una riflessione sull’esistenza che non ammette risposte, ma solo la moltiplicazione seriale delle domande necessarie per non “sederci” sul nostro cumulo di certezze a basso costo. 

PADUANO, Oltre (album)

Paduano non lo conoscevo, ma è un paio di settimane che a ripetizione mi sparo il suo EP almeno una volta al giorno: piglio a metà tra elettronica, folk nordico e canzone d’autore per un piccolo manifesto personale capace di portare “oltre”, al di là di risposte pre-confezionate. Una riserva di dubbi che Paduano mette in condivisione con noi, per non farci dimenticare l’importanza del dubbio, insegnandoci a rimanere in equilibrio come funamboli su tutti gli interrogativi che abbiamo.

YASSMINE JABRANE, Urbe (album)

Yassmine è un’anima bella, che nella complessità della sua proposta porta traccia di vite diverse, lontane e allo stesso tempo vicine, pronte a fondersi nella resa di un disco ben pensato, ben scritto e ben orchestrato: un lavoro corale che non perde mai il focus sull’essenziale, ovvero la necessità interiore di Yassmine di fotografare una “città” interiore affollata di quesiti e domande irrisolte. Nella quale l’artista sembra ben decisa a trasferirsi definitivamente, con buona pace degli amanti delle risposte facili. 

ELIO, “Orfani”

Ma che bel brano ha sfornato Elio, con un timbro che brilla in modo appariscente sin da primo ascolto, supportato da una scrittura davvero ben ispirata. C’è un sound che lascia incontrare a metà strada mainstream e canzone d’autore, con reminiscenze che vanno da Battiato ai Subsonica. 

MICHELANGELO VOOD, 2000 anni

Il brano gira davvero bene, e Michelangelo sa scrivere belle canzoni: un pop ben fatto che sulla strofa offre degli spunti melodici davvero interessanti. Un climax riuscito.

ARIETE, Quattro inverni

Un pianoforte solitario apre il valzer intimo di Ariete, che non molla la presa stretta sul piglio teen della sua musica (anche perché l’anagrafica è quella, e il pubblico al quale si riferisce l’artista romana anche) e non sbaglia: a me non arriva in modo così potente, ma anche qui la ragione credo sia anagrafica. 

CHIAMAMIFARO, Default (EP)

Buon sound per un EP che cambia la pelle di Chiamamifaro attraverso scelte di produzione e scrittura in linea con il nuovo pop italiano: testi accattivanti per un ascolto che scorre grazie al saggio mix di elettronica, canzone leggera nazionale e internazionale. 

SIMONE PORRECA, Parliamo di sogni

Un buon timbro espressivo che si esalta su una scrittura semplice, con reminiscenze beat che si lasciano apprezzare attraverso le scelte elettriche di produzione e armonie non banali. 

MALVASIA, Fumo negli occhi

Fumo negli occhi e distorsori nelle orecchie per i Malvasia, che inaugurano il 2024 con una cavalcata liberatoria per urlare “basta” a tutte le cose che ci tirano giù. Compreso quello che non riusciamo a lasciare indietro. 

AMALFITANO, BIANCONI, Fosforo

Per me, miglior brano del mese: una scoperta, Amalfitano. Che belle immagini, che bella idea di fondo: un ottimo viatico per l’approfondimento di un cantautore tutto da esplorare, con percorsi eccellenti alle spalle. 

PAS MAL, Se fosse musica rock

In barba al titolo dell’EP, il disco d’esordio di Pas Mal è certamente rock’n’roll: uno slancio liberatorio per uno che di palchi ne ha già visti e sudati tanti, con la voglia di reinventarsi in una veste intima e allo stesso tempo immediato, a tratti quasi violentemente diretta. Un primo passo che viene da lontano, e che certamente vuole guardare oltre. 

PIQUED JACKS, Aria

Ottimo ritorno per i Piqued, che mettono in cascina un ottimo viatico per questo 2024: un brano leggero, come il titolo che porta, ma anche necessario; ossigeno, appunto, per un nuovo anno che confidiamo possa essere pieno di musica leggera come questa, dal peso specifico elevato. Non è un controsenso, affatto.

SIMONE BERNINI, Malmorè

Un po’ mannarinniano, un po’ buscaglioniano Simone Bernini, che cavalca bene un brano dagli echi a metà tra lo swing e l’urban, con una scrittura che rispecchia il cross-over di una canzone davvero evocativa e piacevole. 

ELETTRICA, come un film

Elettrici eccome gli Elettrica, che con un gusto che lascia mescolare emo-punk e cantautorato sbarazzino risvegliano il 2024 a colpi di acidi giusti. Che fanno salire, insomma, le giuste visioni senza nascondere lo schiaffo della realtà.

AMADO, Brizzi

Mi fa venir voglia di buonumore l’ultimo singolo di Amado, che si arrotola bene su sé stesso e lascia emergere una sfaccettatura scanzonata e, a suo modo, romantica che mi fa davvero sorridere in positivo. Con una certa profondità che a tratti si fa avvertire forte. 

CRANIA, La parte sbagliata dei binari

Un timbro eccezionale, per una canzone che mette i brividi per la narrazione della quale si fa portatrice: c’è una tensione che esplode in modo graduale, ma distruttivo. Ottimo brano e ottima scrittura. 

MOLTObELLO, Eterno al lotto (EP)

Mi gasa molto l’EP dei Moltobello, che è in effetti “molto bello” – perdonatemi il giochino stupido di parole, ma non ho resistito: e davvero basta questo, per un lavoro ben fatto, che ben suona e ben fa sperare per il futuro del giovane progetto grazie ad un respiro generazionale che sembra tradire una profondità nuova, e interessante. In bocca al lupo.

NOVA, Attacco marziano

Madunin! Comincia il brano e capisci che i Nova ce l’hanno fatta: è un attacco marziano vero e proprio, l’incipit della canzone, che prende e perde lucidità in continua e rapida successione, in un avvolgente spirale di suoni che farebbe esclamare “w gli alieni!” anche a Tom Cruise in un celebre film fantascientifico di qualche anno fa. 

BARTOLINI, Cimitero

Vecchio piglio lo-fi di inizio millennio con reminiscenze che spingono verso oltremanica e oltreoceano. La buona scrittura di Bartolini, riecheggiando mondi beat che danno leggerezza ad un brano anche piuttosto intimo e confessionale. 

I SEGRETI, Adios

Gasa di brutto, il nuovo singolo de I Segreti, che tornano in grande stile con un brano sbarazzino, scanzonato, giocherellone e allo stesso tempo fortemente nostalgico, e profondo: un buon mix di cose belle. 

VOINA, Che vita di merda

E con un titolo così, come potevo non amarli già a scatola chiusa? Poi apro la scatola, e mi gaso ancora di più. La solita scrittura caustica dei Voina, che riesce a fotografare uno spaccato culturale che è tanto “spaccato” e sempre meno “culturale”. Ci siamo capiti. 

CLIO M, A good day

Bella scoperta per me Clio M, che da vita ad un valzer ossessivo e crescente, capace di portarti sul fondo continuando a respirare suoni sempre più curati e ben scelti. 

MAGMA, Sto bene a casa

Piglio sbarazzino e timbro più che giusto per una scrittura che taglia in profondità e arriva subito, infilandosi nelle piaghe aperte di tutti. Ottimo ritorno per un 2024 che auguriamo a Magma di vivere intensamente, e ottima scoperta per me.

GIANLUCA DE RUBERTIIS, DENTE, Il concetto di virtù

Che meravigliosa ballata per cuori in cerca di nuove risposte, liberi da schemi convenzionali che non ci stanno più bene addosso: una nuova società romantica, basata sull’amore come virtù e sulla riscoperta della potenza della poesia. Tra due poeti mica male. 

GODOT., Granelli

Una confessione umana che potrebbe raccontare tutta una generazione (trasversale alle epoche storiche), tessuta con abilità poetica e intensiva espressiva, coniugando insieme il piglio immaginifico dell’ultimo De Gregori con le trame melodiche del cantautorato contemporaneo di Cremonini. Le texture di fiati danno un tocco in più che colora bene il tutto. 

NUDDA, Fari rotti

Ottima vocalità, ben conosciuta da queste parti, per Nudda, che con un filo di voce racconta una decadenza esteriore ed interiore che cede volentieri al fascino della poesia e dell’immagine quasi impressionista: tratti leggeri per disegnare un quadro complesso, e profondamente emotivo. 

CASX, Equidistanti

Atmosfere compassate e ben tese tra punti apparentemente lontani e, allo stesso tempo, equidistanti appunto: una tenera quanto agguerrita confessione di distanza, e di desiderio di nuovi incontri. Per rimediare al passato o per costruire, comunque, un futuro diverso. 

BOSCO, Leica

Una ballata che rimane appesa ad immagini evocative, che sanno suggerire emozioni ben precise quanto utili a stabilire fin da subito una connessione profonda con l’ascoltatore. 

ZONA, Asmodeo

Che rabbia, che esplosione di fame di vita e di distruzione per i Zona, che a colpi di ritmica martellante e distorsioni giuste mettono in piedi un castello tenebrosissimo che ben racconta la crisi interiore di un’emotività collettiva impelagata in rapporti non sempre “sani”. Ottima tecnica vocale nel supportare il climax di un brano da cavalcare. 

SE7TE, Tanto non ci stai

La delicatezza di una canzone leggerissima come una foglia, il giusto da posarsi sul cuore facendo il giusto rumore: la voce di SE7TE si districa bene su una base minimale che lascia emergere con ancora più forza la portata emotiva del brano.

PONI BOI, Bam Bam

Adoro il retrogusto sixties dei Poni Boi, che fondono in un unico melpot l’alternative acido dei Sick Tamburo e compagini di fine Novanta e inizio Duemila con la scanzonatura di una beat generation mai tramontata. Il brano, come suggerisce il titolo, non fa fatica ad esplodere. 

NICOLE PERINI, Ci facciamo male

Un buon mix di urban e nuovo pop italiano per la Perini, che godendo di un’ottima vocalità lascia involare il senso di abbandono e, insieme, di risalita di un brano ideale per inaugurare il 2024 dell’artista. 

VINTAGE VIOLENCE, Sono un casino

La violenza rimane al centro della ricerca poetica dei Vintage Violence: violenza, qui, intesa anche come capacità di autodistruzione, e non solo di esplosiva tensione al cambiamento. Nel senso che alla fine, spesso, il nostro peggior nemico (come anche il nostro più grande eroe) è proprio la complessità, il “casino” che ci abita: croce e delizia di una generazione che prova a fare il nido nella tempesta.

LE CANZONI GIUSTE, Only Phunk

Giusta dose di ironia e saturazione distorta per Le Canzoni Giuste, ai quali di certo la faccia tosta non manca e nemmeno il coraggio: un po’ Pippo Sowlo (meno grotteschi), un po’ combat punk (più disimpegnati, ma comunque ugualmente caustici nella loro scanzonata riflessione “sociale”). 

PIER, SolePIOGGIA

Un disco leggero ma sensibile, mai superficiale e dotato della giusta profondità: quella che non mozza il respiro ma allo stesso tempo permette di godersi in tranquillità una nuotata subacqua, qualche metro sotto la superficie. Ottima mappa per orientarsi nella tempesta, come il titolo suggerisce. 

TOMMASO TAM, Isola di Tam (album)

Un po’ glam, un po’ rock’n’roll, un po’ folk e un po canzone d’autore con il giusto timbro e il giusto approccio alla scrittura: leggerezza al servizio di una buona profondità. Un ottimo disco che  regala uno spioncino privilegiato sullo scanzonato e, allo stesso tempo, riflessivo pop di Tommaso Tam – con venature squisitamente beat. 

REDH, In mezzo a tutta questa gente (album)

Malinconia, nostalgia di passati perduti, voglia di un futuro che ci sleghi dalla decadenza di questa società che ci circonda, allontanandoci da tutti gli amori che desideriamo: il nuovo disco di Redh tentativo, per l’autore, di ricodificare i confini del proprio mondo. Riscoprendo le cose di nuovo, un’altra volta.