2004. Vent’anni or sono. Gli albori dei Franz Ferdinand. La band che voleva solo “far ballare le ragazze“. Per far ballare tutti, chiaro. Marketing e mood festaiolo. E di brani scanzonati, nello splendido esordio dei Nostri, ne troviamo a bizzeffe. “Jacqueline”, per esempio, inizia in maniera quasi melliflua per poi trasformarsi in una scatenatissima uptempo. Con un testo dalle lyrics ironiche ed al tempo stesso profonde. 

Squintalate di chitarre e ritornelli killer, la voce del vecchio Alex Kapranos a disegnare scenari di decadenti sbronze, i primi Anni Duemila al gusto di indie e champagne. In effetti, a ripensarci oggi, neanche ci si crede. Già. Perchè ai tempi del debut della formazione di Glasgow, le “altre band” si chiamavano The Strokes, Interpol, Jet. Mica Pippo, Pluto e Topolino. È passata un’era geologica.

Epperò, il fascino recondito di un disco di siffatta grandezza ha concesso ben poco allo scorrere ed al logorio del tempo. Anzi. Probabilmente è stato proprio quest’ultimo a piegarsi – senza tante storie – alla magnificenza di un album istintivo, ruspante, genialmente patinato. Va da sè, naturalmente, che non stiamo parlando di “Animals” dei Pink Floyd o del primo disco dei Suede, ci mancherebbe. Ma di un lavoro onesto, originale, godibilissimo. Un giro di giostra nell’inferno dantesco attraverso i “macchinoni” di Miami Vice. Tutto l’opposto, in pratica, di ciò che pensano i detrattori.

No, “Franz Ferdinand” non è solo “Take Me Out”. Anche perché si rischierebbe di fare un torto abnorme nei confronti di pezzoni quali “Darts Of Pleasure” e “Michael”. Se la prima è una traccia in cui la vecchia, sana new-wave riesce a far saltare in aria i colorati palloncini di note da cui è composta, la seconda è un vero e proprio inno sull’essere sé stessi sempre e comunque. Soprattutto ai party. “The Dark Of The Matinée”, invece, è il classico brano in stile (primi) Franz Ferdinand: buon drumming, ottime linee di basso ed un motivetto incalzante che gira intorno ad un riff come uno “snake” d’annata intorno agli ostacoli (ve lo ricordate il gioco per antonomasia presente nei telefonini di una volta, vero?).

Chi scrive, però, ha sempre avuto un certo debole per la penultima traccia del lotto: alzi la mano, infatti, chi ancora oggi – a distanza di ben vent’anni – riesce a resistere al richiamo quasi sovrannaturale di quella marcetta sgangherata che risponde al nome di “Come On Home”. Si tratta di un pezzo(ne) dove batteria e basso sembrano quasi chiedersi la mano l’un l’altro per un eventuale, metaforico matrimonio di suoni.

Provando a tirare un po’ le somme, dunque, non ci è dato sapere se le ragazze continuino a ballare sulle note di Kapranos e soci o se abbiano rivolto lo sguardo verso orizzonti ancor più fascinosi. Quel che è certo, però, è che l’omonimo album d’esordio dei Franz Ferdinand rimane una festa a cui, di tanto tanto, bisogna autoinvitarsi per riassaporare quei giorni spensierati dal sapore di birre, patatine e libertà – tanto per parafrasare alcuni dei versi più iconici di “Jacqueline”.

2004, dicevamo. Vent’anni or sono. I primi Anni Duemila al gusto di indie e champagne. Sembra ieri.

Pubblicazione: 9 Febbraio 2004
Durata: 38:49
Dischi: 1
Tracce: 11
Genere: indie-rock, garage-rock revival, dance-punk, post-punk revival
Etichetta: Domino
Produttore: Tore Johansson

Tracklist:

  1. Jacqueline
  2. Tell Her Tonight
  3. Take Me Out
  4. The Dark of the Matinée
  5. Auf Achse
  6. Cheating on You
  7. This Fire
  8. Darts Of Pleasure
  9. Michael
  10. Come On Home
  11. 40