Credit: Riccardo Cavrioli

Inizio il mio report con una nota di disappunto. Mi permetto di bacchettare il pubblico indie bolognese che stasera ha disertato il Covo, preferendo altro.

La deliziosa Hannah Jadagu, nostra eroina qui a IFB, meritava una cornice di pubblico diversa e mi spiace molto che la piazza bolognese, sempre recettiva e curiosa, non si sia mossa per osservare il live di questa giovanissima artista americana che, invece, ha regalato un’ora di ottima musica.

Formazione a tre, con nota di merito per un batterista che ha saputo infondere ad ogni brano un tocco ancora maggiore di vitalità ed estro ritmico, che sale sul palco del locale bolognese alle 23.15 e attacca subito con “Explanation” seguita da “What You Did”. Eccoli li i due biglietti da visitadella fanciulla, subito posti in apertura. Il lato più morbido e sognante e quello più chitarristico, che, possiamo dire stasera ha preso il sopravvento, ma senza debordare o annullare l’altro lato della medaglia.

Hannah Jadagu è carinissima. Dice poche parole, ma lo fa con il sorriso sulle labbra, quasi timida. Suona spesso la sua chitarra ma non ci stupiamo di vederla passeggiare sul palco con solo il microfono in mano, mentre il bassista diventa chitarrista.

Parlavamo del suono delle chitarre. In primis complimenti al fonico del Covo per aver lavorato molto bene. Audio perfetto a mio modo di vedere che ha messo in luce alla perfezione, senza fastidi, echi o distorsioni malsane, i cambi di stato sonori che spesso si hanno nel sound della fanciulla su disco. Le chitarre rumorose che nel disco fanno capolino stasera hanno galleggiato in un mondo sospeso tra anni ’90 e sottile shoegaze, mentre la voce a tratti ancora un po’ incerta ma sempre dolce di Hannah emergeva pulita e carezzevole. Le melodie del disco hanno trovato la loro perfetta dimensione anche live, supportate, come già dicevo da un lavoro ritmico che ha potenziato e reso ancora più viva le proposta. Questo ha fatto si che il lato più onirico (“Six Months” o “Shut Down” ad esempio) diventasse comunque incalzante, mentre è aumentata la potenza in canzoni come “Say It Now” senza che l’aspetto melodico ne risultasse compromesso. Impossibile non farsi conquistare e la doppietta “Pollen”/”All My Time is Wasted” è capace di farci muovere testa e piedi con la grazia di melodie invidiabili e strutture pop cristalline.

Finale perfetto con la fanciulla che ci porta nel suo mondo fatato con “Admit It” e poi lavora invece di distorsioni soniche in “Letter To Myself”, realmente perfetta.

Finisce così la prima puntata di Hannah Jadagu a Boogna. Noi ve lo diciamo…la prossima volta che ripasserà da queste parti non lasciatevela sfuggire!