Il nome di Daniel Burton va cercato tra le righe e le note di album prestigiosi e amati, come quelli di David Pajo versione Papa M, degli Okkervil River o “Songs: Ohia” a cui ha lavorato come ingegnere del suono. Fa dunque parte a buon diritto di quella generazione di artisti, lui che è anche ottimo e stimato musicista e con i suoi Early Day Miners è arrivato al settimo album.

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“Outside Lies Magic” è il primo per la Solid Brass dopo anni passati a registrare per Secretly Canadian e Western Vinyl, undici canzoni di limpido indie rock d’atmosfera, il sound che Burton ha contribuito a creare, a rendere popolare. Il suono dell’America che vive lontana dalle luce dei riflettori, dal clamore rumoroso delle grandi città, dove il tempo scorre forse in maniera diversa.

Sono nati a Bloomington, Indiana, ormai venti anni fa gli Early Day Miners ora di stanza a New Orleans e difficilmente sbagliano quando decidono di pubblicare nuovo materiale, “Outside Lies Magic” ne è l’ennesima prova. Veterani rinvigoriti con molte cose ancora da dire, la voce di Burton espressiva e sicura di sé si muove nostalgica e sinuosa tra brani riflessivi come “The Arson Garden”, “Along The Ramparts”, “Blank Stare Nowhere”.

Chitarre, raro ma significativo l’intervento delle tastiere che danno un tocco di leggerezza e dinamismo, l’indubbio impatto emotivo di canzoni delicate, ben arrangiate come “Solace” e “Petrochemical”, “Soot, Smoke And The Working Coast” e “Night Suit” che insieme alla title track formano il cuore pulsante del disco. Non è mai troppo tardi per gli Early Day Miners, qui c’è professionalità che non diventa mestiere e si sente cristallina l’urgenza di fare buona musica.