

10. UNDERWORLD
Strawberry Hotel
[ Smith Hyde Productions ]
La nostra recensione
Un album capace di parlare all’anima, di aggirarsi nei bassifondi. Sfreccia a tutto gas in autostrada, di notte, senza limiti di velocità e poi si ferma, immobile, a guardare foto di un vecchio album di famiglia. Ricordi, sudore. Beat dopo beat, nota dopo nota. Una stanza psichedelica, fosforescente, piena di grande musica.

9. BRIGHT EYES
Five Dice, All Threes
[ Dead Oceans ]
La nostra recensione
Quando ci sono di mezzo i Bright Eyes, in qualsiasi modo si lanciano i dadi vengono sempre fuori grandi canzoni. “Five Dice, All Threes” è l’ennesimo disco superbo. L’ennesimo scrigno di piccole e grandi meraviglie.

8. GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR
No Title
[ Constellation Records ]
La nostra recensione
Si tratta, forse a sorpresa, di uno dei dischi più romantici dei Godspeed You! Black Emperor. Si percepisce più il dolore che la rabbia. Traspare più la tristezza per le vittime morte che l’attacco ai carnefici vivi. Di sicuro si sente un amore universale suonato a occhi chiusi e braccia aperte. I pezzi sono godibilissimi presi uno per uno ma raggiungono il significato più alto ascoltati insieme, come un’unica partitura.

7. BUNUEL
Mansuetude
[ Skin Graft ]
La nostra recensione
I Bunuel sono quattro cani andalusi che abbaiano alla luna. Suonano noise d’autore. Sono surreali ed estremi come, appunto, Luis Bunuel. Il loro suono è minaccioso e il loro hardcore è come la famosa lametta che taglia l’occhio nell’opera indimenticabile e insuperata del grande regista. Esplorano violenza e grazia, luce e oscurità. Cercano di elevare la violenza e la rabbia ad arte. E ci riescono benissimo, a mio parere.

6. FRIKO
Where We’ve Been, Where We Go From Here
[ ATO Records ]
La nostra recensione
Cuori che vanno in frantumi, gole che bruciano, grida disperate e deliziose melodie. Musica senza confini, fatta di coraggio, sensibilità e tanta purezza. Un disco ruvido, sincero, disperato e dolcissimo.

5. PETER PERRETT
The Cleansing
[ Domino Records ]
La nostra recensione
Un album “definitivo”. Le tante (ma mai troope) canzoni si susseguono una dietro l’altra lasciandoti senza fiato. Rock come si suona e si canta in Paradiso. Un disco di rara ispirazione, un performer in stato di grazia.

4. BROWN HORSE
Reservoir
[ Loose Records ]
Uno dei migliori dischi di alt-country degli ultimi anni. Una voce che s’insinua tra le viscere e risuona in tutta l’anima. Canzoni intime, suonate per amore dell’arte e della vita. Una sorpresa preziosa. Quando la notte si ferma e le nuvole nascondono la luna ma lasciano passare un po’ della sua luce, quel tanto che basta per farti sognare.

3. FATHER JOHN MISTY
Mahashmashana
[ Sub Pop ]
La nostra recensione
Parliamo di un DISCO con tutte le lettere maiuscole. Father John Misty dimostra di essere un purosangue, un fuoriclasse, un classico contemporaneo come ce ne sono pochi. “Mahashmashana” è un termine sanscrito che significa “grande campo usato per la cremazione”. Non c’è nulla di funereo in questo disco ma di epico e in qualche modo eterno sì, eccome. Si percepisce un’atmosfera bigger than life che pervade tutto l’album. Sontuoso.

2. BEAK>
>>>>
[ Temporary Residence Limited ]
La nostra recensione
Questo dei Beak> è un album senza tempo e senza fretta. Questo disco sarebbe potuto uscire nel 1970 o nel 2170. Queste canzoni potrebbero durare due minuti o venti. Soft Machine, Genesis, Syd Barrett. Nomi giganteschi certo, ingombranti sicuro. Ma quanto mai adatti a descrivere la grandezza di questa opera.

1. BRIGITTE CALLS ME BABY
The Future Is Our Way Out
[ ATO Records ]
La nostra recensione
“Ehi, ascolta questo disco!” ….. “Grazie, è davvero bello! Non sapevo che Roy Orbison avesse fatto un disco con gli Smiths!” …. “E infatti non lo ha mai fatto.” ….. “Ma allora queste canzoni spettacolari chi le canta?” …. “Sai, è un disco d’esordio. Loro si chiamano Brigitte Calls Me Baby.” …. “Ah ah, bel nome che ti sei inventato dai! No, davvero, di chi è questo disco?“