Da qualche anno ormai il venerdì è il giorno della settimana consacrato alle uscite discografica. Quale migliore modo allora per prepararsi mentalmente all’imminente sospirato weekend se non quello di passare in rassegna le migliori album usciti proprio nelle ultime ore ?
I dischi attesi per mesi sono finalmente tra noi… buon ascolto

THE WEATHER STATION – “Humanhood”
[Fat Possum]
songwriting, folk


“Humanhood” è il seguito di “Ignorance” del 2021 e di “How Is It That I Should Look at the Stars” del 2022.
Ho scritto “Neon Signs” in un momento in cui mi sentivo confusa, sottosopra, in quel momento in cui anche il desiderio cade e la dissociazione ti separa da una storia che, pur essendo sbagliata, teneva ancora insieme le cose, ha dichiarato Tamara Lindeman, in un comunicato stampa. La canzone è nata con più fili intrecciati: il modo in cui qualcosa che non è vero sembra avere più intensità energetica di qualcosa che lo è, la confusione di essere bombardati dalla pubblicità in un momento di emergenza climatica, la confusione delle relazioni in cui la coercizione è avvolta nel linguaggio dell’amore.

DAVID GRAY – “Dear Life”
[Gray Laugh A Minute Records]
songwritin
g

“Dear Life” è il primo album di David Gray in 4 anni, tredicesimo lavoro solista di uno degli artisti britannici di più grande successo dagli anni ’90 ad oggi. Il suo album “White Ladder” del 1998 è stato uno dei più grandi successi discografici inglesi di tutti i tempi, in classifica per 4 anni consecutivi. Si tratta probabilmente del disco più profondo, strano e adorabile della sua carriera.

ALPACA SPORTS – “Another Day”
[Elefant]
indie-pop


A distanza di oltre sei anni dal loro precedente “From Paris With Love”, via Elefant Records, gli Alpaca Sports pubblicano un nuovo lavoro sulla lunga distanza, “Another Day“. Ancora una volta le melodie del terzetto sono irresistibili. Indie-guitar-pop al suo massimo livello.

EX VOID – “In Love Again”
[Tapete]
power-punk


“In Love Again” vede la formazione di stanza a Londra capitanata da Lan McArdle (Joanna Gruesome, Lanny) e Owen Williams (The Tubs) trasformarsi da caotico gruppo power punk in un vero e proprio colosso pop. Prendendo elementi di shoegaze (“Pinhead”), country (“Outline)”, indie rock anni ’90 (“In Love Again”) e praticamente tutta la storia della musica per chitarra, “In Love Again” rivela che McArdle e Williams sono veri e propri studenti del pop perfetto.

THE GENTLE SPRING – “Looking Back At The World”
[Skep Wax Records]
indie-pop

I Gentle Spring sono un nuovo gruppo formato da Michael Hiscock, Emilie Guillaumot e Jérémie Orsel. Michael ha una storia pop illustre alle spalle, essendo stato uno dei membri fondatori dei The Field Mice, forse il gruppo più amato della Sarah Records negli anni Novanta. E con The Gentle Spring sembra che la storia si stia ripetendo. I The Gentle Spring hanno creato una nuova e fresca iterazione della musica indiepop. Ancora una volta, le canzoni non temono le emozioni crude, sono brutalmente oneste e sono ancora innamorate delle grandi melodie pop. Un disco che è una celebrazione del passato, che include tutte le classiche canzoni pop degli anni ’90, ma è anche una chiamata alle armi: qualsiasi cosa scegliamo di fare dopo è molto più importante dei ricordi di felicità passate. I Gentle Spring sono il futuro, ora.

PASTEL – “Souls In Motion”
[Spirit of Spike Island]
indie-rock

Tra i più credibili alfieri di una rinascita baggy o madchester o ultimi anni ’80 / primi anni ’90 mada in UK, fate voi, ci sono i Pastel. Tra Verve e Stone Roses i nostri ci fanno venire una gran voglia di guardaci indietro: che il guitar-pop sia con voi.

ENRICO RUGGERI – “La Caverna di Platone”
[Anyway Music]
cantautorato

Le note stampa ci dicono che il nuovo album dello storico musicista italiano è un’ode al libero pensiero e ai suoi iconici seguaci come Pier Paolo Pasolini, una critica alla musica usa e getta che si nasconde dietro l’autotune, una riflessione sulle guerre in corso, quelle sociali e quelle combattute con le armi, uno sguardo al passato e a chi lo ha segnato, nel bene e nel male. Opera densa di riflessioni culturali e sociali, che affronta temi attuali con la consueta intensità poetica e uno stile che continua a mutare, pur rimanendo fedele alla sua identità artistica.

GIULIA IMPACHE – “IN:titolo”
[Costello’s Records]
indie-pop, sperimentale

“IN:titolo” è composto da un insieme di brani nati da suggestioni diverse, alcune di natura autobiografica e altre da una riflessione sociale. Allo stesso modo le suggestioni musicali sono molteplici: improvvisazione, pop-rock, elettronica. Giulia ha collaborato con Jacopo Acquafresca e Andrea Marazzi (produzione e arrangiamento) per il comune gusto e attenzione al suono che li ha portati a sperimentare e a progredire insieme. Il disco negli anni si è modificato ed è cresciuto, si è arricchito della vita che è passata, delle esperienze. Per questo motivo l’uscita è stata molte volte rimandata, ma grazie a questo costituisce per la cantante un personale percorso terapico, uno specchio della crescita e della sua personale visione del mondo.

MARIANNE MIRAGE – “Teatro”
[peermusic]
indie-pop

“Teatro” è il nuovo album di Marianne Mirage, un disco di poesia e verità, in cui la musica diventa una via d’accesso privilegiata al mondo interiore, grazie alla voce di Marianne, al tempo stesso sensuale e pervasiva, e agli arrangiamenti essenziali che mettono in risalto la forza evocativa delle parole. Marianne si addentra con profonda sensibilità nelle trame complesse dell’animo umano, esplorandone la forza e la vulnerabilità, l’energia e il potere emotivo, e invitando gli ascoltatori a una riconnessione autentica con sé stessi e con le forze invisibili che ci sostengono.

PAUL GIORGI – “Vernissage”
[Factory Flaws]
indie-pop

Paul Giorgi racconta così “Vernissage”: “E’ quello che è stato fin dall’inizio, in questi due anni in cui stavo lavorando a queste nuove canzoni. Non c’è stato un vero e proprio fil-rouge, come c’era nel mio primo disco (Safari Pop), ma c’è invece una sensazione di unione nell’insieme, di visione comune e di arrangiamento dei pezzi. Un giorno, anni fa, guardavo dei quadri e ho avuto come un flash potente quando ho visto queste opere dai colori pieni. Erano intense, avevano quasi un suono distinto. Ho subito chiamato il mio amico Alessandro Calvaresi (che ha poi curato tutte le copertine dei singoli e l’artwork dell’album) e ne abbiamo parlato. Lì è nata l’idea dei quadri legati ad ogni canzone. Le tele sono vere, portano immagini in acrilico, con tanto colore da sembrare di uscire fuori, muoversi verso l’esterno, aver voglia di dire qualcosa.

PRISM SHORES – “Out From Underneath”
[Meritorio]
jangle-pop

I Prism Shores sono già in lizza per l’album jangle/power-pop dell’anno. Fuzzy, energia, super melodie, inflenze da eroi come MBV, Teenage Fanclub ma anche college rock made in USA. Grandissimo disco.

SHUTDOWN – “By Your Side EP”
[Rude Records / Equal Vision]
hardcore

Sulla scia dell’EP dello scorso anno, “By Your Side”, a quanto ci dicono le note stampa, è una raccolta di canzoni appassionate, alimentate dalla stessa ardente intensità della giovinezza della band, ma impregnate e ispirate da una prospettiva, una visione del mondo e una saggezza che arrivano solo con l’età e il tempo. Allo stesso tempo, però, questo EP trascende facilmente il genere e mostra come la band sia in grado di scrivere canzoni che si rivolgono al di là dei confini della scena hardcore.

VANARIN – “Hazy Days”
[Dischi Sotterranei]
indie-rock

Anticipato da ben sette singoli ottimamente accolti dalla critica italiana ma anche internazionale, dove hanno raggiunto prestigiosi canali come la BBC ed il British Council’s Selector Radio Show, in questo nuovo lavoro i Vanarin si rivelano nel pieno della maturità espressiva, dando alla luce un concept album dal sound eclettico e multisfaccettato che, per eleganza e ricercatezza compositiva, oltrepassa i canoni del pop fino ad approdare in territori psichedelici, nu soul, jazzy e molto altro ancora, dove ogni brano è accomunato dall’inconfondibile groove della band: un crossover unico, sofisticato e, al contempo, alla portata di tutti grazie alla sua freschezza ed immediatezza.

JASMINE.4.T – “You Are The Morning”
[Saddest Factory]
indie-rock

Il disco è uno sguardo edificante sull’amore. Jasmine descrive la prima storia d’amore trans come la prima volta che ha sperimentato la gioia in senso profondo, a causa della sua esperienza di vita come donna: “Mi comportavo nel modo in cui mi identificavo, nel mondo“, dice. “Questa è stata la principale fonte di ispirazione, oltre ai sentimenti di amore e romanticismo, e il fatto di essere così intensificato dagli ormoni.” L’album è stato prodotto da Julien Baker, Phoebe Bridgers e Lucy Dacus, ovvero dalle Boygenius. È stato realizzato in 12 giorni in un processo altamente collaborativo ed emotivo, e poiché Jasmine vede le sue canzoni come fluide e in continua evoluzione, le registrazioni portano con sé quello spirito libero e spontaneo.

SON LUX – “Risk Of Make Believe”
[City Slang]
elettronica

I Son Lux, il gruppo di compositori arruolati per la colonna sonora di “Everything Everywhere All At Once”, sono tornati con la loro prima pubblicazione di nuova musica da quel lavoro. L’ EP è un’ulteriore prova della versatilità, della creatività sfrenata e del vorace appetito per la collaborazione dei Son Lux.

ELA MINUS – “DÍA”
[Domino]
elettronica, indie-pop

“DÍA” a quanto ci dicono le note stampa è allo stesso tempo introspettivo ed espansivo, l’ampio respiro delle sue canzoni rivela più che mai Ela come persona e produttore. “DÍA” è un disco sul divenire, da un processo che ha comportato la scoperta di sé a un ritmo deliberato a canzoni che sembrano chiedere collettivamente dove andiamo da qui, molto tempo dopo che siamo stati spezzati ma molto prima di voler essere rotti per sempre. In tutte le 10 canzoni, mixate da Marta Salogni e masterizzate da Heba Kadry, Ela sembra percorrere una linea di confine tra i mondi dell’accessibilità pop e dell’aplomb sperimentale, con i suoi ritornelli incandescenti sempre circondati da sonorità meticolose e fantasiose.

KELE – “The Singing Winds pt. 3”
[Kola]
alt-rock

Kele (ovviamente ben conosciuto per essere il leader dei Bloc Party) se ne esce con il suo settimo album solista, nuovo disco di questa serie di lavori sugli elementi, che lo ha visto preceduto da “The Waves Pt. 1” (2021) e “The Flames Pt. 2” (2023).

BLUE LAKE – “Weft”
[Tonal Union]
ambient

Il nuovo lavoro dei Blue Lake, “Weft”, vede il suo creatore Jason Dungan esplorare un nuovo terreno musicale con un mini-album che presenta l’evoluzione del progetto. Infuso con una costante connessione con la natura, espande la sua fusione unica di folk fuori dagli schemi, jazz, country e ambiente sperimentale di sinistra. “Weft'” è quindi un risultato di crescita, di obiettivi più audaci e di collaborazione con menti affini. Il progetto Blue Lake compie un dinamico passo in avanti avventurandosi in nuovi spazi creativi e lasciando alcuni indizi lungo il percorso.

WILLIAM FITZIMMONS – “Incidental Contact”
[Groenland]
folk

I brani contenuti nel nuovo album si concentrano proprio sulla bellezza delle interazioni tra persone. Dopo sei mesi di scrittura in solitaria, per le registrazioni Fitzsimmons si è rivolto al produttore e collaboratore storico Marshall Altman, con cui già aveva creato una magica alchimia per “The Sparrow and The Crow”. William ha ampliato la sua tavolozza sonora, arricchendo il tutto con sintetizzatori analogici e enfatizzando la batteria, che gioca un ruolo fondamentale. “Non ho mai utilizzato così tanto i sintetizzatori. Marshall è stato fondamentale per The Sparrow and The Crow, c’era qualcosa di speciale mentre lavoravamo insieme in una stanza. Stavolta si è assicurato di mantenere quel feeling“.

LOTS OF HANDS – “Into A Pretty Room”
[Fire Talk]
indie-rock. elettronica

Il disco, come ci dicono le note stampa,si colloca nelle prime mattine macchiate di lacrime dell’adolescenza, proprio quando il sole fa la sua prima apparizione all’orizzonte e i pensieri della notte precedente iniziano a placarsi. Un collage di demo rielaborati, brani di session a ruota libera e frammenti di elettronica strumentale, into a pretty room offre una toccante ruminazione del dolore e della perdita, del crescere e del lasciarsi andare. Billy Woodhouse ed Elliot Dryden, il duo che si cela dietro lots of hands, si sono incontrati per la prima volta all’età di 16 anni in un programma musicale della scuola di Newcastle. Dopo aver coltivato per anni una fanbase dedicata attraverso 3 dischi autoprodotti, “into a pretty room” segna il primo vero sforzo collaborativo del duo.

SOPHIE JAMESON – “I still want to share”
[Bella Union]
folk

Co-prodotto da Guy Massey e Sophie Jamieson, “I still want to share” è un album che esplora la natura di spinta e di attrazione dell’attaccamento ansioso e il modo in cui si intreccia, taglia e ruba attraverso le relazioni familiari e romantiche. In tutto il disco c’è un perpetuo desiderio di appartenenza, un desiderio di imparare ad amare e a lasciar andare, e un continuo mancare il bersaglio. Ogni canzone si aggrappa strettamente alla possibilità di una casa, ma non ci arriva mai. L’album è stato registrato a nord di Londra tra lo studio di Guy e i Konk Studios, con gli arrangiamenti degli archi di Josephine Stephenson e la batteria di Ed Riman.

DELIVERY – “Force Majeure”
[Heavenly]
garage-punk

La band descrive così il nuovo disco: ““Avevamo più fiducia e ci ha permesso di dire ‘fanculo’ molto più spesso. Volevamo spingerci oltre i limiti e non avere paura di sperimentare alcune cose diverse. Credo che ci siamo fidati molto di più del nostro istinto. Gli assoli di chitarra sono ancora più veloci, le canzoni più lente sono ancora più emotive, le armonie sono più grandi…anche solo l’idea di aggiungere un sacco di percussioni. Non eravamo così preoccupati di essere solo una rock band con tre chitarre, anche se lo siamo ancora“.

PETITE AMIE – “Hay Veces”
[autoproduzione]
indie-rock

Si rivede la band messicana, sempre in bilico tra psichedelia e indie-rock decisamente melodico e con i suoi chiari rimandi agli anni ’90.

LATER. – “Golden Bay”
[Cookie Records]
indie-pop

Quattro sagome che levitano sopra un’infinita distesa di sabbia, i cui movimenti vengono catturati come rubati al tempo: questa è l’immagine di copertina del secondo album dei Later. Questa suggestiva immagine dà il tono a un album che, come ci dicono le note stampa, si addentra in temi profondi: l’esplorazione del sacro, il potere trasformativo della musica e l’amore come porta d’accesso a un mondo interiore. Offre una fuga onirica in un mondo governato dall’istinto, dalla passione e dalla libertà. “Golden Bay” si distingue per la sua particolare fusione di influenze elettroniche-pop, gospel e rock. L’uso preponderante di suoni sintetici intrecciati con elementi organici crea questa calda sensazione di essere al centro dell’immaginazione di Later.

FLORA HIBBERD – “Swirl”
[22TWENTY]
americana, folk

L’album di debutto di Flora Hibberd “Swirl” è un ricco arazzo di suoni e significati, influenzato dal suo background di traduttrice. La cantautrice britannica con base a Parigi utilizza la sua esperienza per esplorare le sfumature del linguaggio, decodificando gli slittamenti in cui l’inglese e il francese si intrecciano. Le 11 tracce sono infuse di codici segreti, significanti non verbali e intricati strati musicali. La produzione di integra sottilmente sintetizzatori simili al codice morse e riff di pedal steel, aumentando la profondità tematica dell’album. Musicalmente il disco è una miscela di influenze che vanno dall’indie rock diretto di Jason Molina al folk mistico di Josephine Foster e ai testi surrealisti di Bertrand Belin. È un’esplorazione di come la musica democratizzi le voci, catturando momenti fugaci che potrebbero non ripetersi mai più.

VICTORIA CANAL – “Slowly, It Dawns”
[Parlophone]
indie-pop

“Slowly, It Dawns” trova la Canal impegnata in un percorso che rispecchia il dipanarsi dell’esperienza umana. “La vita è come il sole che sorge“, dice l’artista a proposito del titolo evocativo del disco. “Si viene al mondo con poca chiarezza su come stanno le cose, tutto è un po’ nebuloso e confuso. Poi, invecchiando, i tuoi occhi si adattano a ciò che è la vita; diventa disordinata e complicata, poi spirituale ed espansiva“. Scritto nel corso degli ultimi tre anni e registrato tra Londra e Los Angeles, l’album cattura questo sentimento tanto dal punto di vista musicale quanto da quello dei testi. Dall’indie pop baciato dal sole di “June Baby” e dalla frizzantezza cubana di “California Sober”, agli strumenti meditativi di “Totally Fucking Fine” e alla disperazione cinematografica di “Cake”, l’incredibile gamma di Canal viene messa in mostra attraverso 12 tracce che le note stampa definiscono come rivelatrici.

MELISSA MARY AHERN – “Kerosene”
[FatCat]
indie-rock

Dopo aver pubblicato musica con amici e collaboratori, tra cui Sufjan Stevens, per oltre un decennio, negli ultimi anni Melissa ha scritto e composto da sola. In contatto con l’etichetta britannica FatCat Records, Melissa ha pubblicato in precedenza un tris di singoli e ora ecco “Kerosene”, le cui canzoni esplorano la perdita di una persona cara, di un fratello e le sue lotte con la sobrietà. Imparare a vedere il mondo in modo pulito, con una nuova chiarezza, mentre i ricordi di sbronze, sbronze distruttive prolungate e sbornie sono ancora compagni costanti. Ombre alle sue spalle. I brani contenuti in “Kerosene” si dividono tra quelli fatti in studi professionali e quelli catturati con un microfono nel bagno di Melissa a Manhattan. Dal punto di vista dei testi, l’album è quasi un diario. Trasforma in poesia le esperienze vissute da Melissa durante il suo percorso di recupero nel 2020. Affrontando i sentimenti, spesso opprimenti, che le droghe e l’alcol avevano nascosto.