Certe urgenze dettate dai dolori della vita corrono il rischio di far mettere nero su bianco troppe suggestioni, di smarrire la strada e farsi guidare da un’istinto che straripa come un fiume in piena. L’urgenza in questo caso è un lutto, più precisamente la perdita della madre, quella Kate Mc Garrigle folk singer, e non poteva essere altrimenti vista la tradizione che bacia la famiglia Wainwright, capace di lasciare in eredità  la splendida “Proserpina”, ballata per sola voce e piano reinterpretata da Martha e piazzata come quarto brano in scaletta. Proserpina, figlia di Cerere, secondo la mitologia fu rapita da Plutone e poi fatta liberare da Giove a patto di trascorrere sei mesi all’anno col proprio rapitore. Cerere faceva calare il freddo e il gelo nel periodo di assenza in segno di dolore. Ed è proprio il contrasto tra il dolore e la voglia di rinascita che si avverte durante tutta la durata di quello che possiamo definire senza indugi un gran disco.

Il rischio grosso era quello di piangersi addosso, di creare una prigione in cui tenere stipato il proprio dolore ed avvolgerci attorno le composizioni come piante rampicanti gelose del proprio muro. Ulteriore rischio era quello dell’autoreferenzialità , ma viene evitato attraverso un pop formalmente elegante che parte da una voce profonda e sinuosa, capace di essere carezzevole e autorevole allo stesso tempo costruendo architetture mai banali, dotate del sufficiente afflato melodico che conferisce al disco un’immediata fruibilità .

Quando l’elaborazione di un lutto raggiunge il proprio climax è facile, immediatamente dopo, pianificare istintivamente una ripartenza, la risalita verso una superficie che sembrerà  diversa per aver inclinato con un’angolatura nuova ogni prospettiva. “Come Home To Mama” è un disco che vede la sofferenza ad una distanza di sicurezza, quando la tormenta sembra essere alle spalle seppur ancora visibile all’orizzonte. E’ scrittura pop moderna che non rinuncia ad un approccio classico, tra strumentazioni acustiche e inserti sintetici, giocando tutto tra ballate notturne e movimenti più elastici. Un disco sorprendentemente arioso e godibile di un’artista nel pieno della maturità . E se riusciamo anche a ballare con un brano come “I Wanna Make An Arrest” senza sentirci fuori luogo o inadeguati, allora significa che Martha Wainwright ha vinto a mani basse tutta la posta in gioco.

Credit: <a href=”https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Martha_wainwright1.jpg”>Barbara Mürdter</a>, <a href=”http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/”>CC BY-SA 3.0</a>, via Wikimedia Commons