di Antonio Paolo Zucchelli ed Elena Zucchelli

Qui su Indieforbunnies stiamo parlando già  da parecchio tempo delle Linda Lindas e ora è arrivato il momento della loro prima prova sulla lunga distanza: le quattro giovanissime californiane hanno attirato l’attenzione dei principali blog e siti musicali del mondo negli ultimi mesi e la loro crescita è sicuramente da seguire.

Registrato, prodotto e mixato da Carlos De La Garza (Paramore, Best Coast, Bad Religion) ai Music Friends di Los Angeles tra giugno e ottobre dello scorso anno, il disco è stato pubblicato dalla prestigiosa Epitaph Records, che per prima ha intuito il loro potenziale e le ha messe sotto contratto nel 2021.

Dopo il famoso video registrato in una biblioteca a Los Angeles, che le ha portate a farsi conooscere da un maggior numero di persone, le ragazze si sono chiuse in studio per iniziare a lavorare su questo LP che risulta davvero interessante, anche pensando alle loro età , che vanno dagli 11 ai 17 anni.

“Oh!”, che apre il disco, è l’unica canzone di questo esordio scritta in totale collaborazione tra le quattro ragazze: riff potenti e taglienti, che sembrano riportarci indietro a un power-pop anni ’80, si aggiungono a canti corali aggressivi e duri e alle melodie piacevoli del coro.

Subito dopo la title-track, con un continuo cambio di umore piano/forte/piano e con le sue chitarre graffianti, sfocia in un ritornello incredibilmente catchy ed euforico che sembra essere simbolo della loro giovanissima età .

“Fine” ci sorprende con la sua grande aggressività , in particolare attraverso il drumming molto incisivo della undicenne Mila De La Garza e le grida incazzate della cugina, la bassista Eloise Wong, che ha scritto il pezzo.

“Cuantas Veces”, cantata dalla chitarrista Bela Salazar, invece, cambia totalmente l’atmosfera del disco: tranquilla, riflessiva e totalmente cantata in lingua spagnola, ci dimostra come le Linda Lindas vadano oltre al punk-pop (notevole il drumming della giovanissima Mila, che qui per un lungo tratto profuma di ritmi sudamericani).

A chiudere questa loro prima fatica non poteva che esserci “Racist, Sexist Boy”, la canzone che le aveva lanciate lo scorso anno: muovendosi tra punk e grunge e ricordandoci le Bikini Kill, le ragazze con questo brano vanno a colpire senza mezzi termini un’America intollerante e ignorante che non ci piace.

“Growing Up” è un disco di valore e con riferimenti molto importaanti e allo stesso tempo divertente e pieno di energia: la strada è ancora molto lunga, ma l’inizio è davvero molto positivo per queste californiane. Noi nel frattempo torniamo a schiacciare play sul lettore mp3 per ballare ancora una volta.

Photo Credit: Zen Sekizawa