Micro schegge. Ambiente altamente contaminato. Mi sembra proprio che tra “Scene of the Park” e decisioni di seconda mano succedano cose piuttosto strane. Samples di attimi densi. Poi comincia a colare un succo d’arancia molto più dolce: “A Wrong Song” è tutto fuorchè qualcosa di sbagliato. Molta bassa fedeltà  e intimità  acustica. Serve a riportarsi sui binari delle persone sane di mente. Quattro accordi. Una chitarra senza jack.

Ma tanto poi cambia tutto di nuovo. Lo sospettavo. Si incasina tutto ancora una volta. Piccoli battiti d’elettronica e varie sensazioni minimali in loop. Arrivate a “Melotronic Avenue” che provate a instaurare un dialogo serio con la poltrona del salotto, ma farfugliate solo frasi piene fino all’orlo di bit. Alla fine sarà  così.

Sarete turbati ma contenti. Pianoforte e melodie british e/o aria fresca più sole cocente. Pop nello smalto luccicante esteriore. Tutt’altro all’interno. Atmosfere lunatiche e/o computer dai denti aguzzi e/o bava digitale che cola sul pavimento. Preparate lo straccio che dopo tocca a voi pulire.