Ci sono dischi intrappolati eternamente in un pomeriggio di fine estate. Sono quelli che si infilano silenziosi nelle attese antecedenti un addio o nel migliore dei casi un triste arrivederci. Quelli che ronzano attorno con cautela e rendono fluidi i ricordi, come barche di legno sotto vetro che non possono prendere la polvere e dimenticarsi i propri colori. Ci sono dischi come quelli di Barzin, a prima vista simili a tantissime soluzioni soffuse e semiacustiche, capaci con eleganza e dolcezza di salvarci le giornate. Di quelle cose che si sentono a pelle, che possiamo riconoscere dal primo accordo e sentire come appartenenti al nostro universo. Ci sono dischi che sembrano esattamente le persone che stavamo aspettando da tempo, le carezze che bramavamo per dissetare il nostro fabbisogno di conforto.

Tempo fa una persona mi disse che certe canzoni sono “come una carezza per l’anima” ed io questa cosa non riesco a dimenticarla. Non fu la rivelazione di una vita, ma una semplice verità  che avevo sotto gli occhi. “To Live Alone In That Long Summer”, per la durata di tutti i suoi nove brani è esattamente questo, una carezza che non si prende la briga di abbracciarti. In fondo siamo soli fuori mentre le migliori stagioni volgono al termine, non c’è nessuno al di fuori di noi stessi che ci possa proteggere, ma da qualche parte nei meandri di queste canzoni ci sono angoli di conforto e pioggie tiepide che lavano via le ansie più remote. Dischi come questo sono il miglior aiuto e il miglior alleato per alleviare il peso di tutte le nostre possibili sconfitte.