Cosa diavolo è il ‘Tropical Punk’? E soprattutto, cosa c’entra il ‘Tropical Punk’ con Nashville, una delle città  più polverose d’America e con un musicista country che mastica tabacco dietro ogni angolo? E’ da Nashville che arrivano i Cactus’s, un gruppo con il genitivo sassone sbagliato formato da un trio di quasi ventenni ancora soggiogati dall’adolescenza.

L’accozzaglia da sala prove parte dalle origini: cosa possono combinare insieme un cantante che faceva parte di un gruppo che si chiamava The Smartest Monkeys (vedi gli XTC), un bassista di una band riot di culto di Nashville e l’ex batterista di una formazione screamo coreana?
I Cactus’s hanno messo su un esperimento, per loro stessa definizione, di punk e terrore tropicale. Come il punk è veloce, ma di sole neanche a pagarlo. Dicono di ispirarsi agli XTC, ai Pixies e ai Coverage. Nessuno mette in dubbio che avessero i loro poster in sala prove.

L’ascolto random restituisce:
“Perverted Shark”. Un po’ rozza, dei riff di basso con qualcosa da dire, se non altro per nostalgia. Il loop ripetitivo del testo tiene ancorati come da manuale di psicoacustica.
Prima che la confusione del senza capo nè coda di “Tiny Teeth” dia sui nervi, arriva il basso in salvataggio a sorvolare su una voce grattugia ghiaccio in preda a una sbornia hardcore. Come prima, riff ripetitivi che si infilano non visti nelle orecchie.
“Daddy” è in bilico tra la melensaggine del testo, che il buonismo spera non dedicata a qualche estinto, e quell’aria vagamente pop che rinfresca un Ep dall’andazzo quasi straordinariamente uguale. L’apertura strumentale sul finale rende tutti grati.

I Cactus’s devono credere nell’esistenza di qualche spirito guida zooforme.
“Queen Bee” è l’ennesima canzone dedicata a un esponente del mondo animale, questa volta simbolo di una femmina randagia che ruba il cibo e forse anche qualcos’altro al cantante. Per il vento tropicale ancora niente da fare, ma almeno è simpatica e ha un cut finale da reclame radiofonico anni cinquanta che fa sempre effetto.
Quando senti un album la individui subito: la canzone da live.
Quella con cui apri o chiudi il concerto, quella con cui il pubblico si fa più male scavalcando spalle e ginocchia e quella che quando la ascolti già  pregusti le immagini della rissa ed è quasi una sofferenza ascoltare in uno spazio fisico ristretto. Come si rispetta, “Where’s My Skeleton” è la canzone da live che tenta in tutti i modi di uscire fuori e di esploderti addosso.

Anni fa molti si sono convinti che per fare un gruppo bastavano basso e batteria e che se il cantante molestava la chitarra e non sapeva cantare era ancora meglio. Era un’idea carina, ci ha cambiato un sacco di pomeriggi e ci ha dato un alibi per essere arrabbiati.
Questo è uno di quei cd buoni per mezz’ora di scazzo e nostalgia quando ti senti figo nella tua teen ager caverna. Per il resto, già  sentito, già  sentito.

Cover Album
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Tropical Terror (EP) [Beat Crazy – 2008]
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Similar Artist: XTC, Pixies, Coverage
Rating:
1. Where’s My Skeleton?
2. Daddy
3. Perverted Shark
4. Purple Coyote
5. Queen Bee
6. Tiny Teeth