Cranes
S/T

Eccoci arrivati al nono album dei Cranes. Formatisi nella metà  degli anni ’80 a Portsmouth, questa opera omonima arriva a quattro anni di distanza dal precedente “Particles And Wave” (se escludiamo il Live disponibile solo in download digitale). Nati come un “‘pericolo incrocio’ tra l’industrial alla Einsturzende Neubauten, atmosfere eteree e dreampop, col passare degli anni hanno lasciato in un angolo la parte più spigolosa del loro sound per dedicarsi a composizioni decisamente più tranquille e “‘sognanti’. E questo disco ne è la riprova.

Una parte essenziale del loro fascino è costituito dalla voce “‘bambinesca’ di Allison Shaw, davvero unica nel suo genere. E insieme a synth, chitarre e quant’altro va a creare il sound oramai caratteristico dei Cranes: un suono proiettato verso il futuro ma nello stesso momento senza tempo, come se esistesse da sempre. Impossibile che passi inosservato il magnetismo che sprigionano pezzi come la ballata “Wires” o la sfocata “Wonderful Things”. Il livello di tensione si mantiene sempre basso ma, personalmente, ritengo che quando i ritmi salgono i Cranes riescano a dare il meglio. In particolare mi riferisco alla seconda traccia, “Worlds”, e al magnifico crescendo di “Move Along”. “Sleepwalking” si muove attraverso sampler elettronici che vanno a creare un tessuto sonoro davvero intricato, mentre con “Panorama” la cosa che risalta di più è la, già  di suo splendida, voce della Shaw che si cimenta in un testo francese.

Insomma un lavoro buono, che si fa ascoltare con tranquillità , soprattutto in questi giorni di pioggia continua: una perfetta colonna sonora. Da lodare il “‘lungo viaggio’ che hanno fatto i Cranes dai debutti ad oggi. Ho avuto modo di ascoltare recentemente il loro primo EP “Self Non Self” ed è impressionante il cambiamento, un’altra band. Ma questa volta un cambiamento in positivo, a fronte della miriade di band, più o meno grandi, che col passare degli anni si perdono.

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