Arriva dopo ben tre anni il terzo album dei Kasabian, il nome ”West Rider Pauper Lunatic Asylum” è stato preso da una specie di manicomio del diciannovesimo secolo situato nello Yorkshire, la copertina invece ritrae la band con drappi antichi, inspirata dalla cover di ”Their Satanic Majesties Request” dei Rolling Stones, in cui gli Stones indossavano vestiti da stregoni; in aggiunta a tutto ciò c’è la spiccata esuberanza del duo Meighan/Pizzorno che lontanamente richiama la folgorante prepotenza dei Gallaghers, che li hanno presi sotto le loro ali contribuendo ad aumentare la loro fama e visibilità  soprattutto all’estero.

La cosa certa ascoltando il loro terzo album è che gli Oasis vengono messi in secondo piano in ”West Rider”, a far da padroni negli antri di questo manicomio buio ci sono gli spettri di ”Screamadelica” e ”xtrmntr” dei Primal Scream che dettano legge in ”Fast Fuse” (già  pubblicata come singolo in edizione limitata assieme a ”Thick As Thieves”) e nella spacca sassi ”Vlad The Impaler”; c’è una grande iniezione di beat potenti assieme al classico basso elettrico che innescava la bomba ”Club Foot”, apripista del loro debutto, e ad aprire le danze in ”West Rider” c’è un altro ordigno bellico, leggasi ”Underdog”, riff ruvido e ritmo calzante la rendono un highlight dell’album. Un consistente aiuto alla band in queste tracce che spaziano tra elettronica e rock è arrivato dal produttore Dan The Automator (Gorillaz), che in questo lavoro non si contiene, infila massicci beat ed effetti quasi in maniera esagerata, ottenendo un risultato gotico e arcaico che richiede vari ascolti prima di essere assimilato.

Se da una parte la potenza e l’adrenalina prendono il sopravvento, nella seconda metà  dell’album ci si imbatte in pezzi piu calmi, Serge Pizzorno ha definito ”West Rider” un concept album, una colonna sonora per un film. A mio parere non si tratta di un concept album, siamo ben distanti, ma il songwriter della band ha ragione a paragonarlo a una sorta di colonna sonora.
E a manovrare le redini di questa visionary soundtrack si collocano Mr Tarantino e il suo ex-allievo Rodriguez, in ”Thick As Thieves” ci sono The Kinks che irrompono in “El Mariachi” accompagnati da una banda messicana dai volti scavati dal sole e i polpastrelli usurati a forza di fingerpicking. Subito dopo emerge in ”West Rider Silver Bullet” la passione di Tarantino per il spaghetti-western di Leone, qui la voce di Tom Meighan viene echeggiata dall’attrice Rosario Dawson (“Sin City”) in una lenta marcia dalle ombre psichedeliche sixties che sfocia in un finale trionfale.
”Vlad The Impaler” parla di Vlad III e del suo metodo di tortura impalement, che prevedeva l’uccisione della persona infilzandola con un grosso palo; una trama splatter perfetta per uno dei due dei nostri registi.

Dopo ”Secret Alphabets”, una dei migliori pezzi, il finale è lasciato a ”Fire” e ”Happiness”, la prima richiama gli Stones, ma nel ritornello i fantasmi dei Primal Scream tornano, mentre la seconda è una lenta cavalcata sulle orme di Noel Gallagher accompagnata da un coro gospel.
Le tracce come ”Swarfiga” e ”Where Did All The Love Go?” puzzano leggermente di krautrock; molto mi fa pensare che il ruolo del produttore abbia contribuito in maniera rilevante al terzo capitolo della band.
Capitolo che sarà  un piacevole ascolto per i nostalgici degli anni novanta a cavallo tra periodo madchester e trionfo del britpop, i Kasabian tirano fuori il coniglio dal cappello, alcuni rimarranno stupiti altri storceranno il naso perchè hanno scovato il trucco, l’ardua sentenza al tempo (la sindrome ”Tonight: Franz Ferdinand” potrebbe nascondersi anche in ”West Rider”), intanto quattro stellette piene se le beccano tutte.