Viviamo in un mondo in cui le mode volatili e le stelle comete sono all’ordine del giorno, nemmeno il tempo di finire una pinta di birra che tante di quelle cose ti passano sotto al naso e fuggono via. Non c’è tempo per mettersi comodi ed assaporarle come si dovrebbe. Lo so che la società  consumistica non è stata inventata l’altro ieri, ma con la musica è sempre stato diverso. La canzoni si dovrebbero consumare e non accantonare nel volgere di poche settimane (e sono stato ottimista). Bisognerebbe inchiodare i dischi che ci piacciono al muro per non dimenticarcene, così affrettati a fagocitare qualsiasi cosa le nostre connessioni ad alta velocità  ci mettono a portata di ipod.

Fortunatamente esiste il folk in tutte le sue sfumature, il fuoco lo accendiamo noi, mentre incidiamo i nostri nomi sulla corteccia di un pugno di belle parole. Così ha fatto Townes Van Zandt, musicista di culto della scena roots americana, morto nel 1997 per problemi di salute legati all’abuso di droghe. Una sporca storia di rock’n’roll che Sarebbe stato un delitto dimenticare, coprendone le canzoni con due dita di polvere e il fastidioso odore di muffa. Ci pensa Steve Earle a prendersene cura nel modo migliore, l’unico possibile: imbracciando la chitarra. Ci pensa lui che lo conobbe ancora diciassettenne e col quale inaugurò un legame forte. Townes il maestro, Earle il discepolo, più semplicemente due buoni amici.

Poche chiacchiere, questo probabilmente è il disco folk del 2009. Lasciate da parte tutti i fricchettoni che affollano le pagine delle riviste e le webzine in adulazion, in questi solchi vive tutta la purezza e la lucenteza di una musica eterna, perfetta sin dal suo concepimento, che non ha bisogno di reinventarsi per arrivare alle nostre orecchie. La commovente bellezza della semplicità  di quattro accordi ed una voce rauca illumina la nostra notte d’estate, ubriaca di scinitille e di legno scoppiettante. Sventoliamo i nostri affanni emotivi come bandiere al vento, stropicciate e con qualche buco di troppo, ma ancora alte, vive sopra le nostre teste. Come queste canzoni, come Townes Van Zandt, che non c’è più da un tempo, ma è come se fosse proprio qui davanti a noi a sorriderci e rassicurarci con le sue vecchie storie di frontiera e cuori spezzati.

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Townes
[ New West Records – 2009 ]
Similar Artist: Townes Van Zandt, Bob Dylan, Woody Guthrie
Rating:
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