A volte ritornano. Dopo il revival della scena new-wave ecco rispuntare i primi rigurgiti grunge grazie a questa formazione nordamericana che in realtà  arrichisce il suono graffiante di partenza con molteplici venature alternative e country. “Wrecking Ball” vive nelle pieghe emotive delle geometrie musicali tracciate con discreta personalità  lungo tredici affreschi dalle tinte spesso plumbee (in alcuni frangenti ricordano i Vex Red, fenomeno britannico sotterraneo di inizio millennio), a dimostrazione dell’istinto innato all’inquietudine da parte della band originaria di Athens.

Un cantato ora nervoso ora ruggente, corde affilate come rasoi, passaggi rumorosi ed un costante umore elettrico popolano un’opera dove le influenze stoner sono un elemento tanto imprescindibile quanto apprezzabile. Le aggressioni sonore condite da una vena psichedelica rendono i brani trascinanti ed adrenalinici nonstante alcune decelerazioni dal taglio vagamente introspettivo (le ipnotiche e contemplative movenze di “The News Underneath” accumulano tensione senza risultare troppo derivative nell’inevitabile catarsi). Un paio di pezzi dal tiro radiofonico ed accattivante (“The Rat”, “All The Angels”) completano un’offerta intrigante che esalta uno stile musicale sospeso a metà  strada tra passato e futuro.

Nel complesso un lavoro che riesce a dire la propria in un universo popolato da fantomatici nuovi messia e fenomeni del momento. E’ solo sporco rock’n’roll, ma sa ancora emozionare.