Ha senso suonare dal vivo roba del genere? Dico io, minimal techno (anche se definire la roba che spaccia The Field solo minimal techno mi pare piuttosto riduttivo…) proposta live come il più tradizionale dei concerti ““ e dunque tutti sul palco con synth, campionatori, basso, batteria e tutto il resto?

Non ti so rispondere, anche perchè uno dei capisaldi della mia formazione culturale è la lettura durante l’infanzia (ma anche durante l’adolescenza) di Tv Sorrisi e Canzoni (il noto berlusettimanale all’epoca egregiamente diretto da Gigi Vesigna), e dunque non sono poi così intellettualmente raffinato da poter dare risposta ad una domanda del genere. Ti posso solo dire che il progetto The Field è molto più coinvolgente su disco, ma anche dal vivo mantiene un suo fascino. Ti prende e ti porta via lontano, in un mondo dove puoi permetterti anche di fare a meno del cervello per qualche lunghissimo istante. Ed a volte ti capita perfino di ballare, pensa un po’.

E come è stata l’esperienza?

Mi è piaciuto parecchio. Anche se non ero chimicamente addizionato me la sono goduta lo stesso. Questa quando viene suonata in un contesto del genere diventa roba per gente che smascella, ma anche se sei totalmente sobrio mantiene una certa dignità  (e che dignità ). Basta saperla prendere, basta entrarci dentro e saperne cogliere appieno tutte le sfumature. I synth che ti avvolgono e che sono molto più shoegazing che su disco, un batterista che percuote i pad come se fosse l’ultima cosa da fare al mondo, un bassista con la maglietta dei Bad Brains. Sembra di sentire l’Aphex Twin più ambient ed etereo che remixa gli Slowdive, ma senza voci ed altri orpelli sonici ad abbellire il tutto. Questa è techno minimale, ma potrebbe essere benissimo qualsiasi altra cosa.

Spiega meglio…

Loop sonori, synth stratificati che paiono voler ripetere all’infinito la stessa cosa, un motorik degno dei migliori Global Communication, amore per il dettaglio, variazioni impercettibili che sembrano fatte apposta per essere colte da chi ci crede veramente, contrasto pieno-vuoto, tanta apertura mentale e voglia di esplorare nuove dimensioni, sezione ritmica a rendere più solido l’impianto sonoro. Solo vivendolo si coglie l’essenza del progetto The Field.

Ripeteresti una esperienza del genere?

Certamente. Chi non è venuto si è perso uno spettacolo di grande spessore, qualcosa che potrebbe piacere anche a chi non è avvezzo a certe sonorità . Alex Willner spaccia roba che i più chiamano sperimentale, ma a me pare terribilmente pop.

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