Grande attesa per l’unica data italiana di uno dei gruppi di punta dello slowcore anni 90. Quando il mondo impazziva per il grunge in genere, ecco che i Codeine si presentavano con lo stesso disagio interiore, ma tradotto in note rallentante e dilatate, dove le urla di un Kurt Cobain si trasformavano in lunghi lamenti strumentali e sussurrati.

Dopo 17 anni di silenzio (con soli due album e un EP all’attivo, concentrati nell’arco di 5 anni), i Codeine di Stephen Immerwahr (voce e basso), Chris Brokaw (batteria) e John Engle (chitarra) ritornano a calcare le scene senza presentare un nuovo disco, per una toccata e fuga che è meglio definita come una parentesi nella loro carriera insieme, piuttosto che come un reale ritorno, dato che non hanno mai annunciato un effettivo scioglimento, ma nemmeno una vera reunion. Ci propongono però un super cofanetto “When I see the sun” che raccoglie tutto il loro materiale, inediti compresi, ed è un po’ questo il motivo del loro brevissimo tour di qualche manciata di date tra USA, Uk e Europa.

Il Locomotiv è gremito di gente che coi Codeine ha passato il proprio male di vivere adolescenziale chiuso nelle proprie camerette, quando ancora internet non si sapeva cosa fosse e si pensava che “nessuno-si-sente-a-disagio-nel-mondo-come-me” e “per-fortuna-che-esiste-la-musica-che-è-l’unica-in-grado-di-esprimere-il-mio-malessere”. Oggi questa gente è cresciuta, ha costruito il proprio mondo di affetti e lavoro, ha abbandonato le crisi adolescenziali, ma resta affezionata e amante di questi suoni, con un tocco di nostalgia per i tempi andati.
La prima cosa che mi viene in mente appena il concerto inizia è, appunto, la sensazione di poca attualità  di questo tipo di suoni: si sente che non hanno niente a che vedere con le mode del momento, si sente che il mondo a cui si esprimono è tutto loro (e di chi è cresciuto con loro) e che non riusciranno ad avere adepti nelle nuove generazioni, purtroppo. Purtroppo, perchè la musica è sublime, il basso ti entra nelle vene e la voce ti fa venire la pelle d’oca dal vivo, altrochè su cd o vinile o cassetta che fosse.

Vedere i Codeine dal vivo è come assistere ad un rito, parti strumentali alternate ad una voce trascinata e nostalgica, in un clima di calore da fine del mondo. Scambiano qualche parola col pubblico, in modo molto composto, introducendo i capolavori che abbiamo aspettano tanto tempo di sentire dal vivo, concedendoci un breve bis e mandandoci a casa entro la mezzanotte.
E’ strano come i salti temporali facciano bene e male allo stesso tempo. Di gruppi come i Codeine, ce ne vorrebbero di più.