Ben Harper & Charlie Musselwhite
Get Up!

Che fine ha fatto nonno Blues? Eccolo lì dondolante sulla sua vecchia sedia a dondolo di vimini sotto il portico della casa in legno che da su una distesa arida in cui l’unico segno di vita è la corrente di un fiumiciattolo in cui per altro la poca acqua stagna e genera cattivo odore. Nonno Blues raccoglie il catarro misto a polvere e sputa a terra con rabbia borbottando tra se e se che ‘è sempre la solita storia, quei dannati dei miei nipoti mai una volta che mi degnassero di una visita, di un saluto. Aaah quanta poca riconoscenza per tutto quello che ho fatto. Maledetti!’

Ma tra i nipoti indifferenti e menefreghisti, ce n’è uno che di tanto in tanto si ricorda del vecchio nonnetto e che una volta ogni mille passa a bussare alla precaria porta portando in dono freschi biscotti degni della migliore tradizione.
Ben Harper è da sempre legato alla storia fatta da nonno Blues e cerca, a volte riuscendoci, a volte rischiando un doloroso capitombolo, di onorarla al meglio. In questo inizio 2013 Harper porta con se a far visita al Vecchio uno che di tradizione ne ha masticata a bizzeffe, l’armonicista Charlie Musselwhite con cui da circa una decina di anni aveva in cantiere questo progetto.
“Get Up!” è quindi un barattolo dove all’interno sono riposti una decina di biscotti ora al sapore dolce e zuccherato (la dolce ballata “You Found Another Lover (I Lost Another Friend)” e la traccia di chiusura “All That Matters Now”), ora più amaro che gratta la gola (“I Don’t Believe A Word You Say”, “Blood Side Out”, “I’m In I’m Out And I’m Gone” e “I Ride At Dawn” una “Welcome to the Cruel World” dal piglio elettrico) ora stuzzicante al sapore di cannella (il semi-gospel di “We Can’t End This Way” o il leggiadro rock’n’blues di “She Got Kick”).

Un disco che non richiede palati troppo sopraffini, alla fine “Get Up” rappresenta nè più nè meno un tributo alle radici della musica ‘nera’ a stelle e strisce (la leggendaria Stax appone il proprio marchio al ‘progetto’) di cui ci si può accontentare o, senza troppo pesare se si tratti di fiasco o meno, sentirsi liberi di ‘skippare’ all’ascolto successivo. Skip? Skip.