A chiamare un disco col proprio nome di solito sono artisti all’esordio o musicisti che vogliono fare qualcosa di fortemente personale, esprimere se stessi senza censure. Oppure, altrettanto frequentemente, è la scelta di gente ormai affermata, grandi jazzisti, bluesman, uomini che non hanno bisogno di tante presentazioni. Basta il nome, ed è una garanzia. La stessa cosa si può dire per dUg Pinnick (voce, anima e basso dei King’s X e di un miliardo di altre cose), Eric Gales (chitarrista con una lunga carriera solista, ma anche al fianco di Lauryn Hill) e Thomas Pridgen (ex batterista dei recentemente sciolti Mars Volta nel periodo di “The Bedlam In Goliath” e “Octahedron”). Si sono incontrati, si sono piaciuti e hanno deciso di creare canzoni insieme. Di metterci la faccia e i cognomi, in copertina. Consideratelo, se volete, un supergruppo accasatosi alla corte di un’etichetta (la Magna Carta) che di supergruppi se ne intende, avendone pubblicati parecchi (dai Liquid Tension Experiment in poi).

Tre esperienze diverse che si fondono in questo “Pinnick, Gales, Pridgen”, lavoro che profuma di funk e hard rock, ispirato a numi tutelari che vanno dall’immancabile Hendrix a Prince, ai Soundgarden. Senza timori reverenziali nei confronti di nessuno. Forte di anni di esperienza nel music business, il trio si permette di “giocare” con Beethoven in “For Jasmine” e di misurarsi con “Sunshine Of Your Love” dei Cream, riproposta in versione heavy, cupa, rallentatissima. dUg, Eric e Thomas riescono a essere sexy come una bella ragazza che cammina per strada ancheggiando in “Black Jeans” e “The Greatest Love”; massicci ma groovy in “Lascivious”, “Frightening”, “Been So High (The Only Place To Go Is Down)” e “Hang On Big Brother”. Tracce in cui Gales sale in cattedra e fa capire di poter dare del tu alla sei corde con disarmante nonchalance, dimostrando ancora una volta di essere in grado di suonarci un po’ tutto l’alfabeto partendo dalla “b” di blues per arrivare alla “r” di rock.

Un album che potrebbe essere, ma non è, solo un modo dei tre per dimostrare quanto sono bravi. Invece nessuna voglia di mettersi in mostra (non più di tanto almeno) e una forte volontà  di collaborare li portano a ottenere un risultato di rilievo, che sazierà  la fame di tutti gli appassionati in cerca di assoli corposi e virtuosismi scatenati ma mai fini a se stessi.