Li avevo visti dal vivo qualche mese prima del loro debutto ed ero rimasto letteralmente folgorato; tra me e i Mount Kimbie era scoppiato l’amore e l’esordio “Crooks & Lovers” rafforzò ulteriormente la mia ammirazione per il duo britannico.
In tanti li avevano inseriti nel calderone dubstep, ma io li ho sempre visti soprattutto come i padrini del suono wonky: eppure era chiaro che qualsiasi definizione stava loro stretta.
E che i ragazzi avessero talento è oramai cosa nota, considerato che una label prestigiosa come la Warp si è aggiudicata la distribuzione del nuovo “Cold Spring Fault Less Youth”: passi avanti nel mondo discografico, ma anche passi avanti nella propria proposta sonica.

Infatti se l’iniziale “Home Recording” funge da trait d’union tra i due lavori, ben presto questo sophomore album prende strade nuove ed inedite: a partire dall’uso massiccio delle voci, sempre presenti e, in un paio di occasioni, affidate al giovanissimo King Krule.
E proprio King Krule incontriamo nella seconda traccia “You Took Your Time”: morbidezze soul e scansioni hip-hop in un’atmosfera quanto mai minimalista e dopata. “Break Well” parte astratta ed ambientale come da miglior tradizione Warp, ma poi s’inerpica su un basso clamoroso e finisce improvvisa per lasciare il posto all’hip-hop casalingo e sghembo di “Blood and Form”.
Il singolo “Made to Stray” è poi un irresistibile mix tra struggimento e dancefloor, la bomba che mancava a “Crooks & Lovers”, mentre “So Many Times, So Many Ways” ribadisce la passione (mai nascosta) di Dominic e Kai per la musica suonata, in odor di funk e fusion (esattamente come la successiva e rotolante “Lie Near” o l’improbabile disco-music di “Slow”).

Un’ultima citazione per il ritorno dell’eterea vocalità  di King Krule (un artista da tener d’occhio, comunque) su “Meter, Pale, Tone”, altro viaggio al termine della notte in terra d’Albione e poi chiudo: “Cold Spring Fault Less Youth” ci consegna i Mount Kimbie giustamente più maturi ma, tra incursioni strumentali e fregole dance, ritroviamo la stessa magia e lo stesso bambinesco stupore che ci aveva conquistati tre anni fa.

Photo Credit: Bolade Banjo