Tra la immensa fioritura dei cantautori britannici degli ultimi tempi, il giovane James Blake spicca senz’altro di luce propria, una luce che non soffre di quella persistente mancanza di ricambi all’altezza dei grandi maestri ispirativi, vive e ruota da sè in un climax sonoro liquido e gassoso, in quell’avventuroso stile chiamato post-dubstep che lo vede anticipatore di un modo di postare la voce come in un melodramma pop che opziona per l’alto, molto in alto.

“Overgrown” ““ che vede anche il mito di Brian Eno nella nebbiosa e soul “Digital Lion” e la presenza del rapper RZA (Wu-Tang Clan) nella compulsione mid-rap di “Take A Fall For Me” – è il secondo e nuovo album dell’artista londinese, ed è subito un ascolto dolcemente eroico ed epico senza le protuberanze dei suoni tronfi, una delicatezza fredda e inconsolata precisa per notti immolate a pensare le proprie intimità , quei carichi poetici in caduta libera, in fall-down che se all’inizio depressionano un tantino, poi si riprendono in un bel omaggio introverso, speciale; certo non un disco da ballarci sopra, tantomeno per sovrabbondare momenti spensierati e liberi, ma se si cerca una certa qualità  nell’isolazionismo momentaneo pur di rimanere soli nella circonferenza grigia della solitudine cercata, siete sulla buona strada.

C’è un nonsochè di ipnotico circolare, una rotondità  uggiosa e molle “I Am Sold” che caratterizza la poesia di Blake, un circuito sensoriale che entra dentro in chiave dreaming, una tracklist uniforme e a suo modo elegantemente oppressiva, uno status espressivo che onestamente alza le quotazioni di questo artista, e se in molti nell’ambiente aspettavano questo lavoro come una “verifica”, quello che si può notare è una straordinaria bellezza imbronciata che arricchisce lo spirito, sebbene con tinte grigiastre, ma lo arricchisce. Ci sono altezze di rilievo come il soul-dub che scandisce “Retrograde”, l’impalpabile touch velato “Voyeur” o la solennità  di piano che patina “Our Love Comes Back” che respirano grandi cose, subito da considerare come sacche di riserva d’ossigeno insostituibili.

Disco da contemplazione come uno Sherry Reserve, un’artista che da inquietudine e balsami lenitivi come pochi.