Fregatevene delle dicerie circa l’artista Cass McCombs e dei suoi deliri misogini , lasciate scorrere le maldicenze popolari che lo vogliono tormento del disagio dell’Hobo puttaniere, fate in modo che le sue canzoni vi prendano per il plesso solare e ve lo stirino a dismisura fino a farvi respirare tutta quell’America di secondo taglio, il suo cantos solitario vibra senza mai tremare in questo doppio album, “Big Wheel and Others”, l’onda sabbiosa di diciannove originali e tre registrazioni tratte dal documentario Sean, ballate, incandescenze e delicatezze che sono in fila per farsi sciogliere tra cuore e passione di una Terra che forse non esiste più o che forse ancora ““ tra cinematografie e deja vù ““ rimane intatta sotto la formalina della storia recente.

MacCombs è un anti eroe di quelli che non fa sapere nulla di sè, o solamente attraverso le sue canzoni looners, stracci e pezzi di vetro che luccicano di luce smagliante e che fanno girare la testa; una miriade di stili, timbri, colori e pulsazioni, ricordi e modelli di vita fanno e sono bagaglio di un continuo racconto in cui riaffiorano ““ per osmosi, Dylan, Waits, Cat Stevens ““ tutti riferimenti meritati dentro chiazze sonore di funky, country, blues, walzer, il folk aggiornato di Oldham per arrivare al sacrificale mood di Elliott Smith, poi tutto messo a girare in questa lunga tracklist, a trionfare sottovoce in ascolti a notte fonda.

Disco dedicato a Karen Black (settantaquattrenne musa della controcultura morta di recente e personaggio in decine di film con i più grandi registi americani ““ da ricordare la sua straordinaria interpretazione della puttana fradicia di LSD in “Easy Ryder” – ) e che prestò la sua voce nella traccia “Brighter!”, gioiellino dell’intero registrato; la verve cantautorale di McCombs è un insieme di pagine sparse che l’artista sparpaglia con puntiglio e rimpianto “Dealing”, “Aeon of aquarius blues”, le dolcezze crude “Honesty is no excuse”, il caracollare mex di “Morning star”, l’ombra scura e free jazzly di ” Joe murder” o ““ in rappresentanza di molte altre ““ la scansione poppyes che ballonzola in “Name written in water”. Si è una America che comunque è rimasta a mezz’aria e che il talento di questo No.Hero e la sua idea di “altro” è poi la fascinazione di un rock misto e in chiaroscuro che da una parte ha la luce dei 60/70 e dall’altra le foschie tenebrose dei nostri quotidiani.
Offensivamente meraviglioso!!