Stare dietro alle carriere (ormai) separate di quella che era la complicata famiglia Sonic Youth non è così semplice. In questo 2014, con un po’ d’anticipo rispetto all’uscita nuovo disco di Thurston Moore “The Best Day”, Lee Ranaldo aggiunge un altro tassello alla sua carriera da solo con “Acoustic Dust” che, come il titolo suggerisce, è un disco completamente acustico. Registrato a Barcellona con l’aiuto dei fidi The Dust e dell’ingegnere del suono catalano Raà¼l Fernandez Refree, “Acoustic Dust” esce per l’etichetta del Primavera Sound Festival e fa emergere il lato più dolce e riflessivo di un musicista che non smette mai di sorprendere.

Nessun inedito, ma un sapiente make over di alcuni pezzi di “Between The Times & The Tides” e “Last Night On Earth”, più due cover scelte con intelligenza. “Hammer Blows” diventa una ballata confidenziale e quasi sussurrata, con la batteria di Steve Shelley che dà  un tocco jazzato alla lunga jam finale; “Key / Hole” cambia veste con una nuova vulnerabilità  che non le fa perdere un grammo della sua anima rock; “Last Night On Earth” è bellissima nella sua semplicità , le nuove versioni di “Late Descent #2” (stile ninna nanna) e “Home Chds” (intima e delicata) nulla hanno da invidiare a quelle originali. Il terzetto tratto da “Between The Times And The Tides” non è da meno, con “Angles” e “Shouts” intense come e più di prima e “Stranded” che mantiene tutto il suo romanticismo in versione ballata unplugged.

Capitolo cover. Ranaldo ha scelto di rendere omaggio a un gran maestro come Neil Young, reinterpretando la sua “Revolution Blues” insieme a Joà£o Paulo Feliciano all’organo Hammond, e quando si parla di Zio Neil è difficile sbagliare (e Lee in effetti non sbaglia proprio nulla). Poi spazio ai The Monkees con una “You Just May Be The One” gioiosa e gustosamente pop e infine la ciliegina sulla torta, “Bushes And Briars” di Sandy Denny (già  stellina dei Fairport Convention che Ranaldo però riscopre in versione solista). Un piccolo gioiellino di gran classe, per ricordare quella che Lee ha definito “una voce magica”. “Acoustic Dust” insomma è una gran bella sorpresa. Undici canzoni che, pur se spogliate della loro furia elettrica, rendono al meglio come tutte le belle canzoni (quelle veramente riuscite) devono fare. La polvere, anche se acustica, fa proprio un bel rumore.