La meraviglia che si prova a sognare dopo tanti sonni di vuoto. Il senso di smarrimento e di nostalgia che si prova nel svegliarsi bruscamente dal mondo onirico, proprio nel momento più bello, perchè si ha la necessità  di andare in bagno. Il ritorno a letto e la magia di un nuovo sogno che, inaspettatamente, comincia, e risplende di luce propria e di luce riflessa di quello precedente.

Un’esperienza che credo sia capitata a tutti e che sintetizza appieno gli ultimi avvenimenti riguardanti i Beach House ed i miei sentimenti riguardo a ciò.
Due mesi fa è uscito quel piccolo gioellino che è “Depression Cherry”, ed io mi sono abbuffato di quelle canzoni fino alla nausea. Un po’ come le prime ciliegie di stagione, che allentano ogni inibizione e ti trascinano dentro una spirale che ti porta giù, a cavallo di quella sottile linea che divide la sazietà  dalla nausea.
Insomma, con altre parole, io, come molti altri, mi reputavo soddisfatto da quello che mi sembrava un buonissimo ed emozionante ritorno.

Poi, succede l’impensabile: Victoria ed Alex annunciano un nuovo album.
Ed eccoci qua, di nuovo a parlare di quella casa sul mare, di quei sogni che vivono sotto forma di una pianola incantata e di un ritmo di chitarra labirintico e circolare.
Eccoci, a parlare di “Thank Your Lucky Stars”.

Prima di parlare di questo album mi sembra giusto anticipare e farvi presente una cosa: recensire questo LP mi ha emozionato, come non mi succede quasi mai. Perchè trovo che questo lavoro dei Beach House sia la quintessenza della gratitudine. Gratitudine nei confronti della musica.
Espressa da loro, pubblicando canzoni così ispirate a ridosso di un’altra fantastica raccolta di canzoni ispirate, percepita da noi quando pigiamo play e rimaniamo con il fiato sospeso per 40 minuti.
Perchè, veramente, questo miracolo lo possiamo solo spiegare grazie al filtro luccicante della gratitudine o, se preferite, dell’amore per quello che si fa e quello che si è.
Si finisce per empatizzare con l’artista, che assume una concretezza e diventa quel tuo amico che ti fa un regalo che “veramente, non dovevi.”

In un simile stato di appagamento, è difficile analizzare i brani da un punto di vista terzo e distaccato. La magia comincia subito, dai primi arpeggi di Majorette: tutto intorno la realtà  si distende e le emozioni si addensano, in una condizione onirica in cui l’astratto è concreto ed il concreto è nebuloso, rarefatto.
Del resto, le chitarre non sono mai state così malinconiche ed il canto di Victoria non è nient’altro che la prova incontrastabile che le stelle luminose attaccate sopra al nostro lettino avessero una voce.

Potrei anche parlarvi di “One Thing “in cui una pennata precisa di chitarra spazza via ogni nuvola per poi, ripiegarsi su se stessa in un assolo finale in cui tu puoi solo sorridere, mentre voli.
O citare “Common Girl”, in cui i tasti battono e spolverano eleganze di altri tempi, quelle di un carillon trovato con cui noi abbiamo avuto l’indulgenza di attendere che, con fatica, facesse decollare la sua melodia.
Potrei anche parlare di “The Traveller” in cui la solita atmosfera sognante delle trame disegnate da Alex Scally, si declina in una ballata eterea, errante e pellegrina.
Per poi arrivare ad “Elegy to the Void”, che parte rarefatta ed a metà  si reinventa attraverso una chitarra più decisa e graffiante e spegnersi, gradualmente e dolcemente.
Insomma, potrei perdere ore a parlare di queste nove canzoni ma la verità  è che sarebbe superfluo.
E’ tutto molto più semplice: “Thank Your Lucky Stars” è un disco che emoziona.
Emoziona per come arriva e per la bellezza delle sue canzoni.
Emoziona per le sue sonorità  che sono così essenziali e toccanti e che ricordano più i Beach House di “Devotion” che quelli di “Depression Cherry”.
Questo LP è un’esperienza che ci porta ad identificarci con la bambina immortalata nella copertina dell’album stesso. Quella piccola bambina, che con l’abito della domenica, mostra innocentemente, il suo regalo, la sua bambola.
Grazie.

Credit Foto: Paulo Dourado (User:Paulo dourado), CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons