Gli Alt-J hanno diviso più che mai con “Relaxer”, ultima fatica discografica uscita con un notevole hype alle spalle.
Già  dalla pubblicazione di In Cold Blood e 3WW si poteva capire che il trio stava cercando di ritornare alle origini ma allo stesso tempo voleva immergersi in un suono leggermente diverso dal passato, capace di catturare i cardini musicali che hanno ispirato da sempre i tre.

Con gli archi registrati ad Abbey Road tutto è più rotondo e complesso, i testi di Newman sono complicati, irrequieti e pieni di strazio, forse anche leggermente eccessivo. La sezione d’archi su cui si è investito tanto nell’economia del disco si può sentire in “House of Rising Sun”, eseguita in un modo originale e con un suono compatto.
I riferimenti vanno sicuramente ai Radiohead e a quelle sonorità  vicine alla loro idea di creare un gioco/art-work ispirato alle visioni dell’LSD abbracciano il pop elettronico, ma lo fanno con delicatezza.
L’unica pecca viene fuori in alcune situazioni in cui appare troppo separata la loro natura, tra l’effetto Thom Yorke e il gruppo pronto a spaccare palazzetti e stadi. A differenza dei Radiohead infatti sembra mancare questa solidità , una capacità  di bilanciare le loro due anime (tenebrosa e tendente al pop).

La sensazione complessiva è che il gruppo si sia seduto sui risultati straordinari raggiunti con i primi lavori, “Relaxer” è infatti una sorta di autocompiacimento, allora forse le domande che devono porsi i fan e loro, sono queste e vengono fuori da Walt Whitman: Have you learned the lessons only of those who admired you, and were tender with you, and stood aside for you? Have you not learned great lessons from those who braced themselves against you, and disputed passage with you?.

La schiettezza del gruppo rimane innegabile, infatti a metà  disco, precisamente in “Hit Me Like That Snare”, viene ripetuto: Vaffanculo / io faccio quello che voglio fare, e allora bene così. Chiariamoci è impossibile nascondere ciò che c’è sui volti dei tre dopo questi primi anni di carriera, che hanno rappresentato una consacrazione di un gruppo di cui, alla fine dei conti, abbiamo bisogno.

A completare il quadro di “Relaxer” c’è una piccola release su Spotify con brani registrati dal trio, anche provenienti dal nuovo lavoro che forse lo rendono più immediato e apprezzabile.
“Relaxer” a volte rischia di perdersi nel suo hype barocco, ma siamo nel 2017 e mangiamo pane e hype tutti i giorni, il disco si dimostra come quel pezzo di pane che hai fatto un pochino abbrustolire e ora con due pomodorini sopra è la fine del mondo.

Gli Alt-J sono astronauti dell’indie pop e proprio la capacità  di non mettere d’accordo tutti è quella che li rende più tenaci, coraggiosi e simili a degli uomini sulla luna, su Marte.