Siamo in un’epoca d’oro della musica italiana, chi si ostina a dire il contrario probabilmente non sente musica da parecchio.
Oggi parliamo di un disco che forse ha fatto troppo poco rumore rispetto al suo valore reale: “Solchi” di Godblesscomputers in arte Lorenzo Nada. Il disco è infatti un viaggio reale in terre misteriose ed è forse uno dei lavori più intimi che ho ascoltato negli ultimi mesi.
C’è bisogno di una segnalazione: essendo un viaggio, ognuno ha la capacità  di metabolizzare o apprezzare questo disco più in maniera differente ed è difficile poter dire qualcosa di definitivo sull’album, comunque c’è da segnalare che l’impalcatura sonora è come sempre magistrale.

Ci sono tanti scorci in questo paesaggio, sembra di essere a bordo di un Frecciarossa lanciato sull’Adriatica dove i paesaggi cambiano costantemente ma con una sola grande costante: la delicatezza delle onde del mare, proprio il mare e i suoni delle spiaggia li ritroviamo nelle tracce, non come nei tormenti estivi, sto parlando di un mare calmo e magari visto in inverno.
In ogni passaggio sembra infatti di essere cullati dai pezzi che si intrecciano in un calderone pieno di colori e idee nuove.

Proprio oggi ho scoperto nel magico mondo del web, una bravissima artista che si chiama Ole Aakjer che può essere utile per illustrare Solchi, per gioco prendete uno dei suoi lavori e provate ad ascoltare il disco con gli occhi, infatti   vedendo i suoi dipinti di donne con questi marchi caleidoscopici sul volto, le mani è possibile ritrovare o perlomeno immaginare la forma della musica di Nada.
La cosa migliore da fare è comunque ascoltarsi il CD dalla prima all’ultima canzone, Nada è capace di mischiare la profondità  delle notti in mare aperto tra pescatori con una intensissima voglia di farci immergere in una Berlino underground.

Nonostante i profondi cambi di stile e intensità  tra le varie canzoni c’è   una grande voglia di lasciare le tre dimensioni e andare oltre, superare ogni confine.
L’obiettivo è assolutamente centrato con delle tracce ricche, strutturate che effettivamente sono capaci di prendersi un proprio spazio virtuale o reale che sia.
Per capire al meglio il lavoro di Godblesscomputers rispulciate anche nelle sue prime opere. Ora c’è l’esigenza di una reale svolta nella sua musica, una sorta di urgenza di andare oltre il tempo e mettersi a cacciare idee nuove.
“Solchi” è una base per il futuro o una chiusura per il passato? Non lo so e forse non è nemmeno interessante capirlo, per adesso riconosco ciò che questo disco è: un modo elegante per mandare a quel paese chi vede nero nel panorama della nostra musica underground.