Quarto album per l’instancabile Jay Watson dei Pond, che quando non gira il mondo insieme all’allegra truppa australiana o ai Tame Impala di Kevin Parker trova sempre il tempo per dedicarsi al suo progetto solista GUM. “The Underdog” è un termine perfetto per descrivere questo multi strumentista talentuoso capace di passare con nonchalance dalla batteria al piano alla chitarra, con una facilità  tipica di tanti musicisti aussie ma non così comune ad altre latitudini. La vera passione di Watson però sono i sintetizzatori e in questo disco, come nei precedenti del resto, tutti gli strumenti sono (ri)creati usando un synth MS20 (perfino le chitarre).

Scelta radicale che Watson gestisce nel migliore dei modi, divertendosi molto e facendo divertire con ritmi movimentati e funky che ricordano gli Chic (“The Blue Marble”) remixati dai Daft Punk, soprattutto in “The Fear” e “S.I.A” acronimo di quel “Say It Again” che viene ripetuto all’infinito per quasi quattro minuti (nulla a che fare con la cantante omonima). Il ritmo si abbassa in “Serotonin” e “Rehearsed In A Dream” e qui GUM somiglia agli Underworld più calmi e riflessivi. Psichedeliche senza se e senza ma sono “After All (From The Sun)” e “Couldn’t See Past My Ego” che ricordano i Tame Impala più melodici sentiti in “Currents”. “Trying My Best” invece sembra uscita da un album dei Pond.

Someone’s always in the way and that’s not gonna change” canta Jay Watson in “The Underdog”, quasi volesse incanalare le frustrazioni di tutti quei musicisti costretti per un motivo o per l’altro a restare sempre un passo indietro, per non rubare le luci della ribalta al frontman di turno, che finalmente hanno il proprio spazio per brillare. Se gli ultimi Unknown Mortal Orchestra chiedono di essere ascoltati, Mr. Watson vuole farvi muovere e ballare senza troppi pensieri. Dopo “Delorean Highway”, “Glamorous Damage”, e “Flash In The Pan” dimostra di essere ormai un musicista maturo anche in versione solista e conferma la bontà  della scena australiana, che raramente delude. Interessante sempre, anche nei cosiddetti progetti paralleli.