Dopo lo split datato 2014 degli Smith Westerns,  Max Kakacek and Julien Ehrlich si sono uniti per dar forma ai Whitney, mentre Cullen Omori ha intrapreso una propria carriera solista che vede in questo “The Diet” il secondo album ufficiale in studio.

Il titolo è stato scelto con cognizione di causa, in quanto lo stesso cantante e polistrumentista di Chicago  ha voluto evidenziare il proprio percorso di purificazione da momenti passati di eccessi di alcol e droghe: forse non   proprio una dieta equilibrata sotto il punto squisitamente alimentare, poichè agli eccessi di cui sopra questo album reagisce con una scarica di zucchero senza soluzione di continuità .

Una carellata di inni al e sull’amore, di dediche, di dolcezza e sentimento, a tratti sognante,   vagamente psichedelico.

Si passa dall’opener “Four Years” con il suo attacco che sa molto Tame Impala di “Currents” e quei sentori e sapori floreali, quasi bambineschi, avanti  con altri pezzi come “Borderline Friends” dal taglio dreamy, beatlesiano (come anche altri brani  tipo “Master Eyes” o “Quiet Girl”)  e volutamente hi-fi ’60/’70, dritti per un sentiero pulito, sicuro, dove emerge comunque indiscutibile la qualità  della voce di Omori, una buona capacità  compositiva, un gusto melodico molto pop ed immediato  per una proposta organica e lineare, senza cambi di passo, senza sussulti e senza picchi.

Di facile approccio, di assimilazione altrettanto semplice, “The Diet” nel suo essere dichiaratamente amorecentrico scorre limpido, sereno e disteso, buono per chi cerca una piccola oasi pulita, su misura e dai colori pastello: se invece eravate fan dei richiamati Smith Westerns e delle loro caratteristiche sonore comunque più intraprendenti  , il consiglio è piuttosto  – se non già  fatto- di prendere la strada Whitney.