Quando si parla di Daniel Land il pensiero va, spesso, al suo primo album, quel “Love Songs For The Chemical Generation” che aveva messo in luce il suo telento e la sua raffinatezza dream-pop. Poi, nel corso degli anni, è aumentata la sua produzione ma anche il suo eclettismo in ambito pop-rock, come dimostra l’album “In Love With A Ghost” (2016).

Con questa quarta fatica chiamata “The Dream Of The Red Sails” il nostro Daniel ritorna sui sentiri più malinconici e autunnali del dream-pop avvolgente, quelli che, a mio modo di vedere, ricordano spesso le magie di una band, ora scomparsa, come i Longview, magari con meno epicità , ma con la stessa capacità  di arrivare al cuore con melodie a tratti realmente poetiche. Se dovessi trovare un altro accostamento, beh, potrei citare anche Maximilian Hecker, per quel senso di beatitudine che ci pervade all’ascolto.

Il nuovo album di Daniel Land si muove placido e carezzevole, trattando i temi dell’amicizia, della memoria e di come la vita abbia fatto il suo corso, anche alla luce di nostre scelte, e di nostre frequentazioni che  ora, magari, non ci sono più. Mi piace la parola che ho usato, “carezzevole“, perchè i ritmi bassi, la voce di Daniel, quelle chitarre e quelle melodie mai grintose ma sempre delicate, danno proprio l’idea di una carezza: è un quadro in cui perdersi la musica di Daniel Land, una visione a 360 ° che comprende tutti i nostri sensi e ci appaga, come se qualcuno si prendesse finalmente cura di noi, dopo una giornata frenetica passata a correre, urlare e a incazzarsi. Tutto scorre bene, ma notiamo che manca il colpo che ti rapisce, quella melodia che ti cattura veramente e rimane in testa. Ma nel suo complesso l’album è comunque ben riuscito.