I Delta V si erano fermati nel 2006 dopo “Pioggia.Rosso.Acciaio” e il ritorno alla voce di Francesca Tourè che aveva accompagnato Carlo Bertotti e Flavio Ferri tra fine anni novanta e inizio millennio, poi sostituita da Lou Heredia e da Gi Kalweit. Un cerchio si era chiuso e quel progetto che aveva portato in Italia i suoni dell’elettronica più elegante punteggiando il tutto con cover di alta qualità  sembrava arrivato al capolinea. Per stanchezza, per mancanza di stimoli nonostante il contratto con la EMI prevedesse ancora due album.

Ci hanno messo tredici anni i Delta V a tornare a Base Luna da uno “Spazio” fatto di viaggi e di periodi passati lontano da casa. Ad affiancare Carlo Bertotti e Flavio Ferri c’è una nuova voce, quella di Martina “Marti” Albertini, già  presente nel progetto multimediale “Gli Ultimi” dedicato alla Resistenza partigiana uscito lo scorso 25 aprile.

“Heimat”, prodotto da Paolo Gozzetti, è punto d’approdo e di partenza. Quella dei Delta V è una piccola patria fatta di affetti precari, di canzoni nude, ostinate, terse, come loro stessi le hanno definite. Un paese dove ricordi e presente convivono fianco a fianco, le “Domeniche d’Agosto” vissute a sedici anni e le incertezze dei “30 anni”. Vite minime “dove gli ultimi e i penultimi si sfidano e non vincono” come quelle raccontate ne “Il Cielo che Cambia Colore”, le regole che “Disturbano” ma forse ti salvano.

Testi che più che scritti sembrano scolpiti sulle pietre dure della strada fatta per tornare a casa, arrangiamenti sempre molto curati in cui la voce di Martina Albertini si inserisce con grande sicurezza. Dopo Bruno Lauzi, Mina e Battisti i Delta V si misurano con altri mostri sacri, rielaborando “Io Sto Bene” dei CCCP con una raffinatezza che è stata apprezzata sia da Giovanni Lindo Ferretti che da Massimo Zamboni.

E’ un album intenso e pieno di riferimenti musicali “Heimat” (i Kraftwerk, gli Zero 7, la colonna sonora di “Stranger Things”) ma non suona mai pesante, si ascolta con estrema facilità . E’ la testimonianza lucida e diretta dei tanti cambiamenti vissuti da Carlo Bertotti e Flavio Ferri in questi anni di assenza. C’è nostalgia ma anche speranza nei Delta V versione 2019, capaci ancora una volta di unire leggerezza e profondità .