Più che Swans, Michael Gira dovrebbe rinominare il suo progetto Phoenix, come una fenice che risorge dalle proprie ceneri. Michael torna, dopo un po’ di anni, con un nuovo album, ma non aspettatevi “To Be Kind 2”. In questo caso si ritorna quasi all’ origine, ad un progetto che, come suoni e come emotività , ricorda gli Angels of Light ed anche alcuni vecchi album degli Swans: l’ansia c’è sempre, quella non manca mai, però è quasi come se ti coccolasse, inquietante vero?

Ammetto che mi sarei aspettato un continuum della “trilogia” precedente, non è proprio così, ma credete che mi lamenti? Album numero 15. Ancora ci spiazza, ci mette in difficoltà . Il disco è lungo, ci vuole tempo e calma: una sfida, in giorni in cui l’ascolto veloce e selvaggio la fa da padrone.

Parliamo dei pezzi. Alcuni ancora non li mando giù, altri li ho graditi parecchio. Forse quelli che mi piacciono meno sono i brani che mi più mi rimandano ad atmosfere già  note: l’ho già  detto che il disco, effettivamente, è un ritorno al passato ma non portato ad evolversi, quanto a contemplare quel passato ed alcune parti sono sicuramente meditative e ipnotiche. Sono convinto che ascolto dopo ascolto vincerò anche questa diffidenza e ogni cosa andrà  al suo posto, ma nel frattempo, beh, una “Cathedrals of Heaven” non riesce ad andarmi giù e la noia prende il sopravvento, prima del piccolo sussulto nel finale.

Ci sono però dei pezzi come “It’s Coming It’s Real” oppure “What is This?” che sono davvero memorabili, che rimangono impressi, perchè avvolgenti, coinvolgenti e vitali, con questo folk che assume contorni quasi epici e suggestivi, per non dire apocalittici. Rappresenteranno il futuro musicale di Gira? Staremo a vedere. Non mi dispiace anche la “semplicità ” di un brano come “Some New Thing” e il lavoro ritmico che si costruisce e poi si spezza di “The Hanging Man”, vero e proprio viaggio tribale e primitivo.

In conclusione “Leaving Meaning.” è un album difficile. Difficile per chi non ha pazienza e per chi non ha una certa sensibilità  e una buona apertura mentale, ma soprattutto difficile per chi non riesce a farsi trasportare e coinvolgere dalla musica: se siete in grado di mettervi alla prova, superando queste barriere, beh, riuscirete sicuramente ad apprezzare questo gran bel disco, ne sono certo.

Photo by Jennifer Gira