Occhio ai Dust & The Dukes perchè han deciso di farsi sentire eccome nel panorama nostrano (e magari anche oltre) con l’uscita del loro lavoro d’esordio. Uscito lo scorso uscito 29 gennaio via Santeria Records, con distribuzione fisica di Audioglobe e distribuzione digitale The Orchard, l’omonimo album del power trio fiorentino, composto dall’italo-americano Gabriel Stanza (voce, tastiere, tromba), da Enrico Giannini (chitarre) e Alessio Giusti (batteria e percussioni), ha in dote un’efficace quanto coinvolgente sound che si muove su territori decisamente “americani”, spaziando ora tra il coinvolgente pure rock della traccia d’apertura “Run” ora dalla sua variante rude blues del singolo “Bueno’s”, che richiama echi di Jack White e compagnia bella.

Registrato in presa diretta, insieme senza metronomo (“per preservare l’attitudine e la sensazione coinvolgente della band che suona dal vivo”) e prodotto presso il SAM Recording Studio di Lari da Andrea Ciacchini  (Blonde Redhead, The Zen Circus, Motta), “Dust & The Dukes” trova in effetti nella sua dimensione live la propria natura e brani come “Secrets In The House”, “Plus18” ma anche la citata “Run” troveranno il loro ossigeno su uno stage.

L’ambientazione nordamericana si attanaglia anche a “Just fine” dalle tipiche venature “western-blues” che richiama il modo di intonare tipico di Finn Andrews dei neozelandesi The Veils i quali, in effetti, sono presenti con Uberto Rapisardi che ha arricchito un bel pezzo come “Life in a Bottle” con il suo organo Hammond. Il debutto omonimo dei Dust & The Dukes riesce, dunque, a coinvolgere dalla prima all’ultima traccia, senza dubbio alcuno, dieci pezzi dal piglio diretto e ben definito dove non manca, tra l’altro, una deliziosa e dolce ballata (“Feather”) ma pure una degna conclusione con “Losing Tune, Pt.2”, che fa venir voglia di “riavvolgere il nastro” e ripetere l’esperienza sonora.

Ottimo lavoro!

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