I King Gizzard & The Lizard Wizard a distanza solo di qualche mese dall’uscita del loro ultimo album “K.G.” fanno uscire “L.W.” il diciassettesimo della band di Melbourne. Siete pronti ad ascoltare l’inaspettato?

Stu Mackenzie voce e chitarra, Ambrose Kenny-Smith armonica, voci e tastiere, Cook Craig voce e chitarra, Joey Walker voce e chitarra, Lucas Harwood basso e Michael Cavanagh batteria, si cimentano per la terza volta nelle Esplorazioni nella Microtonal Tuning (uso di microtoni ossia intervalli inferiori a un semitono ndr). Non sono sicuramente per tutti i gusti, ma sono decisamente degli innovatori.

Fanno della sperimentazione la loro arte.. e gli riesce piuttosto bene. Dall’inizio alla fine si ascolta qualcosa di inaspettato. Ogni canzone ha un’atmosfera propria, sembra catapultarsi da una parte all’altra del universo. Da oriente a occidente.   Si parte con “If Not Now, Then When?” climax iniziale da scena finale di film western con i due cowboy da una parte all’altra che si stanno per spallottolare: ecco arrivano i King Gizzard & The Lizard Wizard.  Chissà  se hanno parlato con i The Claypool Lennon Delirium  , sta di fatto che è una partenza a bomba. Con “O.N.E.” si inizia questo viaggio accompagnati da chitarre prepotenti   e voci sintetizzate. In “Pleura” con cori vorticosi non ti rendi nemmeno conto che dalla chitarra si è passati alle tastiere, se non quando arriva elettrica e persuasiva e ti ributta dentro al trip.

“Supreme Ascendancy” ha un pizzico di reggae contenuto in un psych jazzy vertiginoso. Il tutto condensato ad atmosfera orientale.   Si va verso occidente con “Static Electricity”, in un deserto immaginario fatto di tempeste di sabbia che invadono la vista e non ti fanno più capire nulla. Chitarre, tastiere bonghi ..   sono incredibili. “East West Link” sul mediterraneo verso la Spagna o l’Egitto? Virtuosismi della chitarra che ti fanno muovere e danzare come se si fosse ad una festa estiva in riva al mare. “Ataraxia” potrebbe stare benissimo nella Berlino alternativa, il basso la fa da padrone con qualche sparata spaziale delle tastiere. “See Me” si vola in India con la voce di Stu che ti ammalia come un incantatore di serpenti. La batteria ti ipnotizza e le tastiere ti rapiscono, ciaooo! A chiudere il disco non poteva che essere “K.G.L.W.” La sorpresa finale: 8,28 minuti di puri riff potenti, grezzi, distorti, oscuri, un ritorno alle origini. Da ascoltare a palla!

Dovevamo vederli tra giusto tre mesi, al Primavera Sound Festival a Barcellona, rimandato al 2022. Non vediamo davvero l’ora di poter ballare sotto il loro palco, nel mentre apprezziamo in tutto e per tutto il loro sound in questo nuovo disco!