Quelle ragazzacce del rock delle Cleopatras tornano dopo alcuni anni senza pubblicazioni e lo fanno col botto!
“Kiss kiss kiss” è il nuovo singolo del combo tutto al femminile, di cui ho già  avuto modo di parlare nel bollettino  di qualche settimana fa: una cover di un brano di Yoko Ono che è piaciuta molto anche all’artista giapponese, tanto da condividerla sui suoi social invitando i suoi milioni di fan a guardarne il video ufficiale.

A noi di IFB non restava che incontrarle, almeno virtualmente, per un’intervista.

Kiss Kiss Kiss arriva a tre anni di distanza da Onigiri  Head. Quasi a sorpresa. Quali necessità  vi hanno portate alla pubblicazione di questo singolo?
“Kiss Kiss Kiss” è in realtà  il primo singolo che anticipa il nostro nuovo album, che uscirà  in primavera in cd e vinile colorato per Ammonia Records, Tufo Rock Records e Professional Punkers! Sarà  un lavoro dai suoni più compatti rispetto ai precedenti e rispecchia quello che sono oggi le Cleopatras.
“Onigiri Head” è stato un EP “di transizione”: immediatamente dopo l’uscita del disco precedente (“Cleopower!”, nel 2017) abbiamo cambiato line-up e dovevamo far uscire qualcosa che testimoniasse questo cambio. Adesso questa formazione è ancor più allineata e compatta, e “Kiss Kiss Kiss” è il primo singolo che volevamo portare come esempio di questo rinnovamento.

Musica e arte sono spesso atti di coraggio. Sicuramente lo sono per Yoko Ono. Anche per voi è così?
Sicuramente  attraverso tutte le forme artistiche è possibile esprimere il proprio pensiero e portare avanti i valori in cui crediamo. Noi, nel nostro piccolo sosteniamo il girl power, la fine degli stereotipi e la sovversione del patriarcato! Alcune tematiche legate alla questione femminile stanno diventando sempre più centrali sia nella nostra attitudine che nelle nostre canzoni; nel nostro nuovo disco, di prossima uscita, ne affrontiamo alcune, e anche il nostro ultimo singolo “Kiss Kiss Kiss” abbiamo voluto scardinare uno degli stereotipi più vecchi della storia del rock’n’roll, ossia che non sia una cosa da donne, che anzi addirittura ne sono spesso la rovina.

Sicuramente Yoko Ono è stata, ed è, una figura di rottura, odiata da molti, idolatrata da altri. Cosa in lei ritrovate di voi stesse?
Yoko è un’artista stravagante e dal “sense of humor” irresistibile, che però tanti fanno fatica a intravedere. Come band femminile, abbiamo spesso anche noi l’impressione che il nostro “sense of humor” non venga capito”…forse c’è un po’ di pregiudizio, o forse questo ha a che fare con le nostre origini toscane e con l’umorismo un po’ cattivello e chiuso tipico di questa regione.
Ma mentre Yoko Ono è universalmente nota come “la donna più odiata del rock”, noi per fortuna abbiamo uno zoccolo duro di persone che ci seguono, ci supportano e ci apprezzano, ma anche qualcuno che ci porta del risentimento e che, perfino in questo nostro piccolo mondo underground, ogni tanto prova a sabotarci.
Nel corso degli anni abbiamo incontrato donne che ci hanno rimproverato di non suonare come una band di maschi, femministe per le quali non siamo abbastanza femministe (come se ci fosse solo un modo giusto per esserlo), uomini invidiosi che pensano che suoniamo in giro più di loro solo perchè siamo donne”…ma noi per fortuna, come Yoko, riusciamo sempre a trasformare tutto questo in energia creativa.

Avete dichiarato che “Kiss Kiss Kiss” vuole essere un omaggio all’amore, alla pace e alle donne. Noi lo vediamo come un invito ad andare oltre le etichette. Da donne e da musiciste, come vi ponete nei confronti di chi tende ad etichettarvi?
Ci piace auto-definirci come “l’incubo di ogni purista”!
Il nostro è un tipo di rock’n’roll tutto personale, dove le influenze di ciascuna di noi trovano il modo di esprimersi in una formula unica. Il nostro sound nasce dal drumming crampsiano di Camilla, dal basso potente e preciso di Alice, dalla chitarra punk 77 di Marla e dalla voce cristallina e aggraziata di Vanessa, e le nostre canzoni contengono elementi di punk 77, garage rock, surf, pop punk, new wave e alternative.
In Italia, paese delle piccole parrocchie, questo a volte può essere un problema, perchè veniamo ritenute troppo morbide da alcuni punk, e troppo contaminate da puristi di garage e surf. All’estero questa nostra caratteristica invece è vista come un valore aggiunto.

Entrando nel dettaglio del brano, in che modo avete lavorato per farlo vostro?
Come facciamo quasi sempre, in modo istintivo. Ci piaceva l’idea di renderlo più potente e serrato ma senza perderne il mood uptempo.
Il brano originale è famoso soprattutto per il finale, in cui Ono simula un orgasmo; non essendo un tipo di performance che ci sentivamo di poter replicare, abbiamo sostituito questa parte con una specie di “delirio elettronico” creato con un sintetizzatore Korg.

Dopo così tanti anni di attività  (ricordiamo che vi siete formate nel 1998) quali sono i vostri riferimenti? Sono cambiati negli anni o sono rimasti immutati? Yoko Ono a parte.
Ai primi esordi le sonorità  e l’attitudine delle Cleopatras erano prettamente garage punk”… poi negli anni si sono un po’ modificate e sono diventate maggiormente eterogenee. Camilla, unico membro fondatore della band oggi rimasto, ha un’impronta più garage, Marla viene dal punk 77, Alice dal post-rock e Vanessa milita anche in una band shoegaze. Sicuramente ciò che ci accomuna sono i Ramones. Le loro canzoni essenziali, scarne, brevi e veloci, la loro attitudine un po’ strafottente e quel nome che sembra identificare 4 fratelli piuttosto che una band, rispecchia a pieno la nostra attitudine e il nostro modo di intendere il punk e il rock’n’roll.