Se il trasferimento nella città  di Londra per motivi di studio ha dato a Sabrina Fuentes la possibilità  di dedicarsi in maniera tangibile alla concretizzazione del suo progetto musicale, New York è senza ombra di dubbio la città  che fortemente influenza “Makes Me Sick Makes Me Smile”, l’album di debutto dei Pretty Sick.

La modella e musicista americana non è il tipo di donna che predilige attendere il destino bussare alla sua porta. Anzi, Sabrina è la persona che può far sua la celebre frase di Orson Wells in Quarto Potere: “Solo una persona può decidere del mio destino, e quella persona sono io“.

A soli tredici anni inizia a scrivere canzoni e con alcuni amici fonda la band, una sorta di collettivo intercambiabile. Intraprende pure la carriera di modella e sviluppa la sua passione per l’arte cinematografica girando i video dei suoi pezzi.

Compone canzoni con il basso, ispirandosi a band che hanno fatto la storia degli anni novanta: Hole, Nirvana, Smashing Pumpkins e Breeders. Nessun dubbio, è il grunge il protagonista che vibra e si riflette nelle canzoni che compongono la discografia della giovane artista, già  ricca di singoli, EP e raccolte precedentemente pubblicati (“Deep Divine” del 2020 e “Come Down” del 2021).

I brani della Fuentes nascono prevalentemente da giri di basso che vengono poi vestiti e impreziositi dal resto della band che sembra aver assunto un carattere più stabile negli ultimi anni londinesi. Nelle vesti di una Courtney Love contemporanea, la Fuentes non possiede però la disperazione e la propensione alla drammaticità  dell’icona di San Francisco.
Non di poco conto tuttavia è la credibilità  della giovane artista che non pecca di certo in personalità .

I dodici brani dell’album sono autoreferenziali, testimonianze di vita di Sabrina che di primavere ne ha viste finora poche. Testi adolescenziali quindi, atmosfere scure e immagini perdenti ci portano nel suo mondo pieno di ombre e poche luci.

“Human Condition” ben costruito, ottima la chitarra e la forte impronta melodica del ritornello è il brano che “spacca”.
Situazioni ed atmosfere che oscillano avvicendandosi. Interessante il contrasto tra “Drunk” e “Sober”, le grida angosciate della prima con la tiepida voce rassegnata della seconda “I’m only 19 years old but I feel so much older“.
La melodia triste di “Black Star” c’intrappola nel segno di poche note di chitarra che s’imprimono nella mente e “Bound” ci propone il lato rock più esplicito. “Self Fulfilling Prophecy” ci sorprende invece per la delicatezza con la opener “Yeah You” in un indovinato sovrapporsi di voci.

In “Saturn Return” la Fuentes canta “This place is dead, I need some more excitement“.   Corre Sabrina, forse fugge dal qui e ora, o forse. più presumibilmente, sta cercando un luogo dove le acque siano calme e trasparenti. Acque in specchiarsi   e riconoscersi.