Joecuba, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Lo scorso settembre, dopo oltre quattro anni e mezzo dal loro terzo LP, “New Material”, i Preoccupations erano ritornati con un nuovo full-length, il convincente “Arrangements“, realizzato dalla Flemish Eye.

I lavori per questo nuovo disco erano in realtà iniziati a fine 2019, ma poi la pandemia ha ovviamente sospeso e ritardato tutto il processo: Matt Flegel e compagni sono finalmente tornati anche in Europa a presentare questa loro quarta fatica e non poteva mancare anche il passaggio in Italia, una nazione che ha sempre dato loro ottimi riscontri.

Oggi siamo alla seconda delle tre date nel nostro paese e il Covo Club è totalmente sold-out già da alcuni giorni, segno della ottima risposta da parte dei fan emiliani.

Dopo il set di Ghost Woman, il progetto del canadese Evan Uschenko, quando mancano circa dieci minuti alle undici sono gli attesissimi Preoccupations a salire sul palco dello storico locale di viale Zagabria.

Le severe e rumorose chitarre di Scott Munro e Daniel Christiansen, supportate dal sempre intenso e insistente drumming di Mike Wallace, ci introducono, attraverso “Fix Bayonets!”, nel mondo post-punk della band di Calgary, dove le folli grida del frontman e bassista Matt Flegel sono le vere protagoniste, insieme a lunghe jam che si ripeteranno nel corso di tutti i prossimi settantacinque minuti.

La successiva “Ricochet” continua a essere altrettanto noisy e anche qui non mancano le urla e la rabbia di Flegel, ma allo stesso tempo, nel suo ritmo saltellante, si trova anche una ricerca della melodia, tra gli arpeggi delle chitarre e i suoni decisamente più delicati dei synth, mentre – nemmeno a dirlo – l’incisività di Wallace dietro al suo drumkit non accenna a diminuire.

“Slowly”, invece, dopo un lungo intro in cui i synth si alternano tra la cattiveria e le voglie melodiche, dimostra queste due facce del gruppo canadese, che nel finale scatena la sua adrenalina attraverso rumorose chitarre.

Il noise non accenna a diminuire neanche in “Recalibrate” grazie ai synth, ma è ancora una volta Mike che aggiunge ulteriore aggressività e violenza con la sua batteria, mentre non manca nemmeno qui quella voglia di melodia seppur piuttosto particolare.

Dopo aver eseguito per intero “Arrangements” nella prima parte del concerto, nella seconda i Preoccupations recuperano brani della loro discografia iniziando con “Continental Shelf”, estratto dal loro esordio, “Viet Cong”, quando ancora portavano quel nome: la precisione delle due chitarre e l’aggressività dei vocals di Flegel sono qualcosa di straordinario ed esaltante ogni volta che ascoltiamo questo brano dal vivo e anche stasera riescono ad accendere la folla bolognese.

“Bunker Buster” poi da saltellante si trasforma in qualcosa di esplosivo fino a diventare totale follia nella sua parte conclusiva con una lunga jam dalla rara intensità adrenalinica in particolare, inutile sottolinearlo, nel drumming di Wallace.

“March Of Progess”, infine, chiude il concerto con una lunghissima e ipnotizzante jam, ritmi alti e ancora una grande dose di rumore prima di tuffarsi in inaspettate e nostalgiche aperture melodiche.

Una serata ricca di adrenalina e di qualità e l’ennesima prova del grande valore della formazione post-punk di Cagliari: i lunghi applausi del pubblico felsineo per Flegel e compagni sono ampiamente meritati.