Hozier Unreal Unearth
Credit: Julia Johnson

Prima del 16 luglio 2023, non avevo genuinamente idea di cosa aspettarmi dal concerto di un artista come Hozier – di video online ne avevo visti e anche parecchi, ma ovviamente nessuno di questi è davvero in grado di rendere ciò che si vede dal vivo. Mi sono avviata verso l’Anfiteatro del Vittoriale (splendida cornice del festival Tener-A-Mente) con zero aspettative ma tanta curiosità, ne sono uscita con una specie di sindrome di Stendhal, gli occhi gonfi del pianto perché è stato uno spettacolo di rara bellezza – ma andiamo con ordine. 

Ad aprire il concerto troviamo Victoria Canal, cantautrice spagnola di origine tedesca portavoce degli artisti con disabilità – è infatti nata priva di un braccio a causa di una rara sindrome, ma questo non le ha sicuramente impedito di illuminare il palco del Vittoriale con la sua solarità e bravura nell’esibirsi anche suonando chitarra e pianoforte. Commuove la sua cover di “Motion Sickness” di Phoebe Bridgers, ma ancor di più la sua dolcezza, che in seguito riporta sul palco in duetto con Hozier sulle note di “Like Real People Do”. 

Una band di otto persone, vista lago di Garda, continui cambi di chitarra e una potenza vocalica perfetta dall’inizio alla fine, che farebbe invidia a chiunque: più ci penso e più mi risulta difficile trovare un difetto di questo concerto, se non il fatto che sia finito. Con l’umiltà e la passione che lo caratterizzano da sempre, Hozier è stato in grado di dare vita a uno spettacolo intimo quanto d’effetto, facendo sentire i presenti come se assistere a qualcosa del genere fosse un privilegio. Incredibile poi quanto i brani risultino decisamente meglio dal vivo che non dalla versione in studio, anche grazie all’intesa tra tutti i componenti della band, nonché la scrupolosa attenzione ai dettagli in ogni singolo pezzo. 

Immancabili i brani finora usciti dal nuovo album “Unreal Unearth”, in uscita il 18 agosto 2023: in primis “Eat Your Young”, che fa da brano di apertura al set. Il pubblico italiano impazzisce poi nel sentire l’introduzione a “Francesca”, brano ispirato al canto V dell’Inferno della Divina Commedia. L’artista lo introduce così: “Nel canto V ci sono questi due amanti abbracciati l’un l’altro, intrappolati in un tornado, puniti così per l’eternità, uccisi perché si sono innamorati nella vita sulla Terra nonostante lei fosse già sposata. Questa canzone vuole rigirare il significato di questa punizione, tenere tra le braccia la persona che ami per l’eternità non è per niente una punizione”. 

Ai classici dell’artista come “Someone New” e “Would That I” si aggiunge una grande, importante novità: un singolo in anteprima, “De Selby Pt. 1 & 2″. La prima parte dolce, struggente, una classica ballad in perfetto stile Hozier; la seconda una festa totale, luci del palco spente che si riaccendono per rilasciare una scarica di energia pura. Prima di suonarla il cantante chiede al pubblico di non fare riprese, sentendosi un po’, come lui stesso afferma, uno studente in procinto di affrontare un esame importante. Contrariamente alle nostre aspettative, non un singolo telefono è stato utilizzato: zero foto, zero video, solo circa 1500 persone che pendevano dalle labbra di uno degli irlandesi più amati degli ultimi 10 anni. 

E in fondo è esattamente così che ci si sente durante un concerto di Hozier: cattura l’attenzione di ogni spettatore e la tiene salda in pugno dall’inizio alla fine, lasciando chiunque in uno stato di semplice e pura venerazione; potrà sembrare esagerato dirlo, ma penso che vedere un musicista come lui rappresenti un vero e proprio punto cardine nella storia musicale di una persona, che quest’ultima sia o meno un artista. Quando è sul palco Andrew Hozier Byrne rappresenta il bello come energia, una spinta a ritrovare la stessa bellezza nella realtà e nelle persone intorno a sé, nelle attività quotidiane, nell’arte a cui assistiamo o che creiamo. 

A chiudere il concerto, come encore, troviamo l’artista in solitaria con “Cherry Wine” e infine “Work Song”, eseguita alla perfezione insieme alla band; il pubblico è in visibilio, immediatamente si alza in una meritatissima standing ovation. E mentre l’artista canta uno dei ritornelli più deliziosamente sdolcinati di sempre (“When my time comes around, lay me gently in the cold dark earth / No grave can hold my body down, I’ll crawl home to her”), mi torna in mente un verso di “Talk”, dal secondo album “Wasteland, Baby!”: “Imagine being loved by me”. Ecco come ci si sente durante un concerto del cantante irlandese: è come ricevere un amore immenso attraverso tutto ciò che fa, dal canto ai ringraziamenti nei confronti di tutti coloro che hanno contribuito a rendere la serata unica e speciale. Eccome se possiamo immaginare come sia essere amati da Hozier, basta andare a un suo concerto qualunque – meglio ancora se vista lago.