Terzo album per la aussie rock band composta da Romy Vager, voce, chitarra e sicuramente leader del quartetto, Reuben Bloxham (chitarra), Marc Nolte (batteria) e dalla bassista Isabele Wallace.

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La voce di Romy, particolare, robusta, a tratti mascolina, è lo scheletro che sostiene i dieci brani di “Brain Worms”. Un album che si lancia timidamente tra le braccia del post punk anni ottanta trovando però spunti interessanti che lo slegano da un genere ben definito.
Questo terzo lavoro è un significativo sviluppo del sound della band e non riguarda solo l’utilizzo di tastiere che amplia le possibilità di produzione. E’ un album ambizioso che sancisce la raggiunta maturità del quartetto.

Molti sono i brani che trovano posto negli spazi che dedichiamo alle emozioni che ci fanno vibrare, già la opener “Common Ground”, malinconica e implorante trova il modo di impressionarci appena si entra nel chorus “I can try real hard to turn it around“…
Se la chitarra acustica di Kate Bush che si trova negli Snap Studios di Londra sembra sia stata usata nelle registrazioni dell’album, la Rickenbacker di Johnny Marr sembra materializzarsi in “It’s Not Easy”. I ritmi aumentano nella tragica “Midnight Sun” dove Romi veste i panni di una moderna Patti Smith e in “Brain Worms”, la title track dal ritmo grintoso, riff tirati alla Wedding Present per intenderci, con un cantato deciso ma melodico, due minuti godibilissimi.

Prodotto da James Trevascus (Nick Cave & Warren Ellis, Billy Nomates) il disco trova il suo momento psichedelico in “Squid”, brano flemmatico che fa il verso ai Black Angels.
Le conclusive “Nothing Really Changes” e “Tropic of Cancer” chiudono l’ album, con la prima destinata ad essere una dei pezzi di punta dei loro live.