Lorenzo Federici è un nome che chiunque abbia un po’ bazzicato la scena indipendente nazionale dovrebbe conoscere: bassista e fondatore degli Eugenio in Via Di Gioia, penna acuminata al servizio (fin qui) di una delle band più interessanti degli ultimi vent’anni di musica italiana, Federici è rinato qualche settimana fa con “Asciutto”, il primo singolo di Pas Mal, alter ego e sublimazione delle fragilità e del coraggio di Lorenzo.

Un brano denso e asciutto, che con poche parole riesce a dipingere un mondo interiore abitato da tutti: un mantra che tocca ripetersi ogni giorno, per non dimenticare come si possa riuscire a smettere di pioversi addosso.

Potevo non cogliere l’occasione di fare qualche domanda a Pas Mal? Ovviamente no, e quindi eccoci qui.

Ciao Lorenzo, è un piacere averti con noi! Il tuo è un nome che oggi è al debutto, ma che viene da una lunga militanza in una delle realtà musicali italiane più importanti degli ultimi dieci anni. Perché oggi decidi di debuttare da solista, contemporaneamente alla tua militanza negli Eugenio In Via Di Gioia?
Piacere mio. Ho pensato tanto a questa scelta, sentivo il bisogno di poter esprimere dei concetti e delle soluzioni artistiche molto personali. Avevo bisogno di uno spazio tutto mio dove poter sperimentare e scrivere in maniera libera e differente da quanto fatto prima.

Il tuo nuovo singolo si chiama “Asciutto”, e in qualche modo sembra essere un inno alla libertà, alla liberazione di sé stessi da tutte quelle maschere e quei filtri che spesso ci impediscono di viverci a fondo la vita e le esperienze che sa offrirci. Come nasce questa canzone, e quanto di “terapeutico” si cela dietro la scrittura di questo brano?
“Asciutto” è un brano autobiografico, è quello che sono e provo ogni giorno. Ero in bici e stavo tornando verso casa, ad un certo punto mi ha colto un temporale estivo. Ho iniziato ad improvvisare una melodia sotto la pioggia, più mi bagnavo e più mi liberavo di certe sovrastrutture che avevo e che stavo vivendo in quel periodo. Una volta tornato a casa ho terminato il brano, provando a registrarne un primo provino. È una canzone che sento molto a cuore, mi ha dato modo di sfogarmi e svuotarmi di tanti pensieri che avevo in testa.

Il piglio del brano ha un retrogusto fortemente esistenziale, dal retrogusto cantautorale, che però gode dello slancio di un pop davvero ammiccante, e capace di arrivare a tutti. Le due cose, oggi, c’è riflessione e pop melodico, sembrano andare poco d’accordo: per te cosa significa la parola “Pop”? Ti senti in effetti un artista pop, e credi che questo possa convergere con la tua idea di canzone d’autore?
Credo che è il pop sia un grande insieme, dove poter trovare stili, linguaggi e tante altre cose, il tutto però con una certa accessibilità e riguardo verso l’ascoltatore finale. Credo di essere a tutti gli effetti un’artista pop e credo anche che questo possa tranquillamente convivere con l’aspetto più cantautorale della mia musica. Non mi pongo limiti.

Il linguaggio è quello del pop, ma declinato in una chiave più “mainstream” rispetto alla tua produzione con gli Eugenio. Cosa rappresenta per te il progetto Pas Mal? Un discorso in continuità con il lavoro della band, o uno spazio espressivo di rottura rispetto a quello che hai sempre fatto con il tuo storico gruppo?
Trovo che Pas Mal sia un nuovo modo di vivere la mia parte autorale e musicale. Posso descrivere altri lati di me che ovviamente, trovandomi in una band a volte vengono meno. Un 360 gradi di Lorenzo Federici.

Il debutto avviene al fianco di una realtà più interessanti del nuovo pop, La Clinica Dischi. Come hai conosciuto i ragazzi dell’etichetta spezzina e cosa ti ha convinto a lavorare con loro?
Conosco i ragazzi della Clinica da diversi anni, avevano organizzato uno dei primi concerti degli Eugenio in un posto di confine tra la Liguria e la Toscana. Vedevo dai social che stavano lavorando bene e che erano musicisti, professionisti e appassionati di musica. Ho preso coraggio e ho inviato i mie primi provini. Penso che sia avvenuto tutto in maniera molto spontanea.

Hai attraversato dall’interno gli ultimi dieci anni di discografia italiana. Un lasso di tempo in cui di cose ne sono successe, eccome: rispetto al tuo debutto con gli Eugenio (nel 2014, con l’album che porta il tuo nome) quanto è cambiata e in cosa la scena nazionale?
Sicuramente i social e le piattaforme streaming hanno preso una fetta importante del mercato musicale. La società va sempre più veloce e di riflesso anche la musica ha subito questo andamento. Si tende a pubblicare più musica e in tempi più brevi, ci sono molti più artisti e meno contenitori dove poter esprimersi. Ovviamente non va demonizzato tutto a prescindere, ogni periodo porta con se lati positivi e negativi.

Lorenzo, grazie per il tuo tempo e per il confronto che ci hai offerto. A noi non resta che augurati un forte in bocca al lupo per il percorso e chiederti: cosa succederà ora a Pas Mal, al secolo Lorenzo Federici?
Grazie a voi. W il lupo, presto usciranno altri brani, per ora non voglio spoilerare nulla.