10. MARTA DEL GRANDI
Selva
[ Fire ]

Una delle vere, grandi sorprese di quest’annata musicale. Marta Del Grandi, infatti, attraverso “Selva” ha dato vita a tutto il suo immaginario cosmopolita, catapultando l’ascoltatore in un universo sonoro fatto di elettronica, blues, jazz e chi più ne ha più ne metta. Un lavoro da ascoltare con estrema attenzione per coglierne tutti i particolari più reconditi..

9. BELLE AND SEBASTIAN
Late Developers
[ Matador ]
La nostra recensione

Gran bel ritorno quello degli scozzesi, poco da dire. “Late Developers” è il disco(ne) scanzonato (e profondo) di una band che oramai ha raggiunto la propria cifra artistica senza snaturarsi o piegarsi alle regole imposte dal mercato discografico. Pezzi come “I Don’t Know What You See In Me” e, soprattutto, “When We Were Very Young”, denotano una verve compositiva maledettamente fervida.

8. M83
Fantasy
[ Mute Records / Virgin Records ]
La nostra recensione

Dannato Anthony! Già. Perchè il vecchio Gonzalez ha pubblicato una delle opere più belle del 2023. “Fantasy” è un viaggio nella mente e nell’infanzia dell’artista francese attraverso sonorità mai banali e delle storie che potrebbero essere sbucate fuori da un b-movie dei middle-Eighties. “Oceans Niagara” è il mantra cosmico di chi ama il sound sognante degli M83. Chapeau.

7. DEPECHE MODE
Memento Mori
[ Columbia / Mute ]
La nostra recensione

Era dai tempi di “Playing The Angel” del 2005 che i Depeche non sfornavano un disco con cotanta qualità. Fletcher non c’è più. Forse, nemmeno la creatività di un tempo. “Memento Mori”, però, rappresenta uno dei lavori più convincenti dei nostri negli ultimi vent’anni. Basti pensare alle atmosfere dark di “Caroline’s Monkey” o alla poetica del primo singolo estratto dall’album, “Ghosts Again”. Non male per una formazione che ha fatto la storia della musica mondiale.

6. CALCUTTA
Relax
[ Bomba Dischi ]
La nostra recensione

Qualcuno storcerà il naso, ma quello realizzato da Edoardo D’Erme – in arte Calcutta – è uno dei lavori più godibili della musica italica dell’ultimo quinquennio. Ritornelli Battistiani e tastiere-killer non lasciano alcuno scampo all’ascoltatore. Certo, forse nei testi manca un pò di quella poetica da provincia che tanto aveva affascinato – pubblico e critica – nei dischi precedenti, ma si tratta di un mero dettaglio rispetto alla solennità di un album che veleggia imperterrito verso direzioni ultra-pop, ma non per questo meno poetiche.

5. SUFJAN STEVENS
Javelin
[ Asthmatic Kitty ]
La nostra recensione

E beh, il vecchio Sufjan non sbaglia un colpo! “Javelin” è uno dei dischi più belli – non solo dell’anno – ma dell’intera discografia dell’artista di Detroit. Si tratta, fra l’altro, di una delle opere più personali mai realizzate da Stevens. Poetica e musicalità. Un connubio perfetto per un album che è un vero e proprio gioiellino musicale.

4. TRAVIS SCOTT
Utopia
[ Cactus Jack/Epic ]

Il gran ritorno del (t)rapper di Houston. Beat ipnotici e tappeti sonori curati con (gran) gusto pronti a fungere da perfetto contraltare per dei testi mai così intimi e personali. Kanye West è il totem da cui trarre ispirazione in brani quali, “Modern Jam” o la stessa “Circus Maximus”. Al vecchio Travis piace osare e “Utopia” è l’ennesimo capitolo di un romanzo sonoro fra i più avvincenti degli ultimi anni.

3. GORILLAZ
Cracker Island
[ Parlophone Records ]
La nostra recensione

Damon Albarn ha fatto le cose in grande. “Cracker Island” è un concentrato di pezzoni che scorrono leggeri come un pomeriggio soleggiato dalle parti di Los Angeles. Il progetto “Gorillaz” continua a stupire per propensione creativa e per la non-banalità di brani che – solo in apparenza – potrebbero risultare di facile presa. “Cracker Island” è un signor disco. Podio meritatissimo. Almeno per chi scrive.

2. CAROLINE POLACHEK
Desire, I Want To Turn Into You
[ The Orchard ]
La nostra recensione.

Non si tratterà della Kate Bush degli Anni Venti del Duemila, ma la proposta musicale offerta da Caroline è sempre molto originale e variegata. “Desire, I Want To Turn Into You”, predispone l’ascoltatore ad un campionario di suoni piuttosto sgangherato e per questo, magicamente cool. “Welcome To My Island”, per esempio, è un brano dal forte retrogusto pop ma realizzato con il piglio (geniale) di chi vuole cambiare le regole del gioco. Disco che svetta imperterrito fra i migliori dell’annata.

1. ONEOHTRIX POINT NEVER
Again
[ Warp ]
La nostra recensione

Per chi scrive, Daniel Lopatin – in arte, Oneohtrix Point Never, è una sorta di Quincy Jones “dark”. Basti ascoltare i lavori realizzati in fase di produzione per AbelThe WeekndTesfaye, durante l’ultimo quinquennio. Ciò detto, “Again” è un disco sublime, ancestralmente fuori dagli schemi, sin dalla prima nota, in cui emerge tutta la genialità di un musicista che, nel corso del tempo, ha raggiunto un proprio modus musicandi davvero stiloso.