Un semplice riff di tastiera per lasciare un segno nella storia. Non che “Jump” sia l’unico brano di successo mai registrato dai Van Halen ma, senza alcuna ombra di dubbio, resta ancora oggi uno degli episodi più rappresentativi – se non il più rappresentativo – di una lunga, fortunata e alquanto travagliata carriera imperniata in realtà su un altro strumento, ovvero la chitarra elettrica. La sei corde del funambolico Eddie Van Halen è naturalmente la protagonista incontrastata anche in “1984”, il sesto disco registrato dalla band statunitense. Qui però, per la prima volta, è costretta a dividere la scena con i sintetizzatori, che ricoprono un ruolo di primo piano in buona parte dell’opera.

La svolta synth rock del gruppo si rivelò vincente dal punto di vista commerciale. “1984” è, insieme allo storico debutto datato 1978, l’album di maggior successo nella storia dei Van Halen. Più di dieci milioni di copie vendute nei soli Stati Uniti, dove a impedirgli la conquista della prima posizione in classifica fu l’imbattibile “Thriller” di Michael Jackson che, come è risaputo, include un piccolo ma preziosissimo contributo proprio di Eddie Van Halen, autore del memorabile e celeberrimo assolo di “Beat It”.

“1984” può essere considerato a tutti gli effetti il capitolo finale della prima fase della carriera dei Van Halen. Con questo disco, infatti, si chiude la collaborazione con il cantante David Lee Roth, uscito nel 1985 e rientrato poi molto più tardi, nel 2007, per una reunion culminata col canto del cigno del gruppo, “A Different Kind Of Truth” del 2012. Con il suo sostituto, il vulcanico Sammy Hagar, la band avrebbe continuato a macinare successi, senza però ritoccare le vette sfiorate con le hit contenute in “1984”.

“Jump” è, come già scritto, la canzone simbolo dell’opera. Un brano allegro e straordinariamente orecchiabile che, senza esagerazioni, ha segnato il corso di tutta la musica mainstream anni ’80. Certo, il suo marchio di riconoscimento è lo stranoto riff “elettronico” eseguito su un sintetizzatore Oberheim OB-Xa, ma è giusto ricordare anche il tanto sfavillante quanto breve assolo di chitarra di Eddie Van Halen.

Un’altra traccia importante nel quadro dei Van Halen “sintetici” è “I’ll Wait”, un mid tempo in tonalità minore e dallo spiccato piglio drammatico scritto con la collaborazione di Michael McDonald dei Doobie Brothers. Qui le tastiere ricoprono un ruolo realmente centrale, in misura ancor maggiore rispetto a “Jump”. Il risultato è ancora oggi spiazzante, abituati come siamo ad accostare il nome della band all’hard rock melodico più energico e coinvolgente.

Un sound che di certo non manca neppure tra i solchi di “1984”. A dimostrarlo a dovere sono le irresistibili “Panama” e “Hot For Teacher”, le due hit a loro modo più tradizionali del lavoro. In queste due canzoni a brillare non è solo il genio di Eddie Van Halen, che regala lampi del “chitarrismo” più dinamico ed eccitante, ma anche i due membri della sezione ritmica: il bassista Michael Anthony e il batterista Alex Van Halen, fratello del leader della band, che soprattutto nell’intro di “Hot For Teacher” stupisce gli ascoltatori imitando il rumore di un motore ingolfato con il supporto di quattro grancasse (e di qualche sovraincisione).

Senza i suoi conosciutissimi singoli, molto probabilmente, non staremmo qui a celebrare l’anniversario dell’uscita di “1984”. Nel disco non mancano brani degni di nota (in primis quelli più tipicamente hard rock come “Drop Dead Legs”, “Girl Gone Bad” e “House Of Pain”) ma si avverte, anche se in forma impercettibile, una certa stanchezza creativa da parte dei Van Halen, nonostante gli esperimenti che lo hanno trasformato in un vero e proprio emblema di una specifica era del rock. Qui si segna il passaggio dalla “purezza” chitarristica alle contaminazioni elettroniche, stimolate dall’enorme successo del synth-pop dell’epoca.

Data di pubblicazione: 9 gennaio 1984
Tracce: 9
Lunghezza: 33:22
Etichetta: Warner Bros.
Produttore: Ted Templeman
Tracklist:

1984
Jump
Panama
Top Jimmy
Drop Dead Legs
Hot For Teacher
I’ll Wait
Girl Gone Bad
House Of Pain