Che Gruff Rhys sia uno dei grandi talenti della sua generazione, non è difficile capirlo, sempre un passo indietro rispetto ai riflettori puntati su stimati colleghi, ma di fatto capace di scrivere pagine di brit pop ad alti livelli, un’icona che insieme alle figure osannate del mainstream di genere, ha reso felici tanti appassionati, del resto ancora oggi, i Super Furry Animals vengono citati e presi come riferimento, sebbene abbiano avuto una carriera altalenante.

Credit: Mark James

Comunque sia, tantissimi dischi pubblicati, tutti di gran livello e, quindi una carriera, che probabilmente non ha reso giustizia all’ensemble di Cardiff, in termini di risultato (almeno fuori dai patri confini).

Intrapreso, da tempo, un percorso solista, sempre accomodandosi nelle retrovie, torna con questo nuovo lavoro, addirittura il nono in cassaforte, a tre anni di distanza dal precedente “Seeking New Gods” e consequenziale alla colonna sonora pubblicata lo scorso anno “The Almond And The Seahorse”.

Una discografia immensa che parte da quel “Fuzzy Logic” uscito nel 1996 per la Creation di Alan McGee, che lanciò proprio i Super Furry Animals nell’era più importante di una delle pagine più belle ed essenziali della musica oltremanica.

“Sadness Sets Me Free”, questo è il titolo di questo nuovo disco, è un lavoro raffinato, adulto e di sostanza, che continua il percorso intrapreso in solitaria per una seconda parte di carriera sempre all’insegna della qualità.

Chi lo chiamerebbe “sophisticated pop” o più semplicemente musica d’autore, quasi tradizionale e classica, di un songwriter da tenerci stretto e brindare ad ogni sua pubblicazione.

Canzoni in punta di piedi come la title track iniziale, orchestrata a dovere e resa evergreen, “Bad Friend”, subito dopo, invece accelera i bpm, per un brano incalzante, ma sempre confidenziale nel racconto; “Celestial Candyfloss” è una ballata con la solita eccellente produzione, rende ancora più aulica, scritta benissimo, e certifica ancora una volta la bravura di Gruff Rhys e via andando tutta la tracklist gode di saliscendi sonori di grande classe, menzione a parte la curiosa “The sold my home to build a skyscraper”, che sottolinea l’attitudine crooner del disco o la bellissima “Cover Up The Cover Up”.