Ed eccoci al terzo album dei Chemtrails, la band londinese trasferitasi a Manchester che ha in Mia Lust e Laura Orlova le storiche fondatrici..

Credit: Bandcamp

Dopo i precedenti album autoprodotti, un incontro fortuito con Margo Broom (Fat White Family, Big Joanie, Goat Girl) ha convinto Mia e Laura a consegnare a mani esperte la produzione di “The Joy of Sects”.
Il risultato è davvero lusinghiero, undici brani godibilissimi.
Lo stile di Mia e Laura (a cui si aggiungono Ian Kane al basso e Liam Steers alla batteria) comincia a delinearsi e imporsi come uno tra i più originali, riuscendo a fondere l’immediatezza del garage rock alle melodie stucchevoli di una new wawe pop che si arricchisce di sfumature surf e psichedeliche.
A questa vasta gamma di suoni si unisce l’estrosità delle voci ironiche e beffeggianti che interpretano testi apocalittici e sarcastici.
Uno scenario apocalittico è quindi il filo conduttore che unisce i brani dell’album dandogli i connotati del concept.

Dal ritmo surfeggiante di “Join Our Death Cult” e “Sycophant’s Paradise” il passo in territori marcati dai B-52’s è breve con la sinuosa “Business Class War Paint” con il suo singolare outro “They call me ra-ra-Rasputin, rushin’ all the time” e l’accoppiata “Apocalypstick”/”(Post-Apocalypstick)“.
La tragica chiusura di “Endless Stream of the Bizarre” e il ritmo cadenzato di “Bang Bang” mettono in risalto la voce della Lust che nella opener “Detritus Andronicus” si amalgama alla perfezione con i coretti della Orlova.

Un album convincente che conferma la costante crescita dei Chemtrails.