Nella seconda metà degli anni novanta tra le band emergenti che maggiormente si differenziavano dal resto dell’agguerrita concorrenza vanno annoverati senza dubbio gli Skunk Anansie, guidati dalla telentuosa Skin, che quasi in presa diretta grazie a una fortissima personalità e a un look che non lasciava indifferenti riuscì a diventare un’icona del suo tempo.

Ma di lei giustamente si parlava soprattutto per le innate doti vocali e per i messaggi che, non solo tramite le canzoni, riusciva a veicolare e portare avanti.

Il gruppo poteva contare su tutti elementi di gran spessore, a iniziare dal bassista Cass Lewis senza dimenticare il chitarrista Ace e  il batterista Mark Richardson, e si fece notare sin dal disco di debutto, pubblicato nel 1995 per l’etichetta indipendente One Little Indian.
In “Paranoid & Sunburnt” in fondo sono già presenti gli aspetti peculiari della loro proposta, all’insegna di un rock a tratti granitico, dove le influenze metal non mancano ma al contempo convivono con sprazzi felici di raffinatezza e intensità, dati da arrangiamenti ricchi e mai banali (penso in particolare a due brani come “Weak” e “Charity”) e dalla versatilità stessa dei protagonisti.

La tavolozza dei colori si espanse però già alla volta del secondo lavoro in studio, di appena un anno successivo: in “Stoosh” fu evidente che ci trovassimo davanti a un gruppo pronto a irrompere nel mainstream senza smarrire le proprie caratteristiche. Compaiono quindi canzoni come “All I Want” e “Brazen (Weep)” intente a confermare la bontà del progetto, ma in special modo ecco il titolo decisivo a far compiere loro il salto di qualità: “Hedonism” abbinava infatti alla solita potenza esecutiva delle trame melodiche sopraffine e un ritornello vincente di quelli che ti si appiccicano in testa.

Giunti al fatidico terzo album, ormai molti fari erano quindi puntati sugli Skunk Anansie, e sulla loro vocalist in particolare, strenua paladina di temi quali l’inclusione, la parità sessuale e capace di alzare la voce anche su questioni politiche e sociali.

Era il 22 marzo del 1999 quando giunse nei negozi “Post Orgasmic Chill”, ulteriore tassello di un grande percorso artistico che i Nostri stavano compiendo.

Ricordo che ai tempi dell’Università vivevo in appartamento con due carissimi amici, anch’essi grandi appassionati di musica (uno di questi è Riccardo Cavrioli, che avrete imparato a conoscere bene se siete nostri abituali lettori!) e seppure nessuno dei tre fosse apertamente un fan del gruppo, attendavamo con molta curiosità di sentire le nuove canzoni, dopo che il singolo apripista “Charlie Big Potato” ci aveva colpito oltremodo con i suoi riff cavernosi, i suoni minacciosi e un climax musicale in grado di scuotere violentemente.

Per la prima volta Skin e soci pubblicavano per una major come la Virgin, in cabina di regia stava un nome grosso come Andy Wallace – che non ha certo bisogno di presentazioni – : vi erano insomma tutti gli ingredienti per ottenere un successo sempre più su vasta scala, ma allo stesso tempo tanti sostenitori della prim’ora erano pronti a puntare il mirino con la “solita” accusa al gruppo di essersi venduto al sistema.

C’è da dire però che sin dai primi ascolti sommari – che poi sarebbero divenuti sempre più frequenti in quei giorni di inizio primavera di venticinque anni fa – erano palesi i meriti da attribuire a una band che, a una identità fortissima ormai ben definita, voleva aggiungere e far scoprire nuove parti e ulteriori tratti del proprio valore.
E in questo disco difatti sono proprio i fattori di novità a chiamare a raccolta (tanti) nuovi fans ad aggiungersi alla già folta schiera, quelle tracce sorprendenti in grado di arrivare al cuore di tutti, senza che nessuno potesse seriamente accusarli di una vera svolta commerciale.

E’ un album infatti che non tradisce certo l’animo battagliero (pensiamo al furore punk di “On My Hotel T.V.” ad esempio, alla liberatoria “The Skank Heads” o all’energia tagliente di “And This Is Nothing That I Thought I Had”), ma che si staglia all’interno della loro discografia per la presenza di autentiche gemme quali “Secretly” e “You’ll Follow Me Down”, esempi di ballate non convenzionali nelle liriche ma dal tasso emozionale elevatissimo.

Entrambi baciati da copiosi riscontri in fatto di vendite, riuscirono a competere nelle charts con le canzoni super pop dell’epoca, diventando delle hit per la loro mera qualità intrinseca, per il connubio vincente di musica, parole, arrangiamenti (magnifico in tal senso l’inserimento degli archi) e per le interpretazioni sublimi di Skin, la cui vocalità ora sofferta, ora passionale, raggiunge proprio lì i suoi vertici.

Basterebbero questi due singoli a far passare ai posteri un disco come “Post Orgasmic Chill” ma scorrendo la tracklist non posso non citare altri episodi come l’ariosa “Lately” (caratterizzata da un ritornello trascinante) e la dolce “I’m Not Afraid” che chiude l’opera con soffusi toni pop, mostrando un’altra possibile faccia della medaglia del gruppo, meno rabbiosa ma altrettanto autentica.

Come spesso accade però nella storia del rock, giunti all’apice del successo, anche gli Skunk Anansie decisero di fermare la propria corsa, assecondando delle velleità soliste dei propri elementi, o forse per mettere un punto a una carriera ancora breve ma invero già molto intensa e portatrice di gioie ma inevitabilmente pure di tensioni.

Non si tratterà di un addio definitivo (anche se in un primo momento sembrava fosse così) ma piuttosto di una lunga pausa, tanto che una volta tornati insieme con un nuovo album, nel 2010, gli scenari non solo musicali ovviamente erano molto cambiati.
Gli Skunk Anansie, a quel punto, seppur ancora dignitosi non possedevano più ormai quella grande forza propulsiva degli inizi, così ben amalgamata invece nel disco che abbiamo voluto omaggiare oggi.

Data di pubblicazione: 22 marzo 1999
Registrato: tra il 1998 e il 1999 presso lo studio Clinton di New York City e i Bearsville Studios (New York)
Tracce: 12
Lunghezza: 50:50
Etichetta: Virgin
Produttore: Andy Wallace

Tracklist:
1. Charlie Big Potato
2. On My Hotel T.V.
3. We Don’t Need Who You Think You Are
4. Tracy’s Flaw
5. The Skank Heads
6. Lately
7. Secretly
8. Good Things Don’t Always Come to You
9. Cheap Honestly
10. You’ll Follow Me Down
11. And This Is Nothing That I Thought I Had
12. I’m Not Afraid