Quando dream-pop e shoegaze si incontrano su di un tappeto di suoni eterei e di riff poeticamente crepuscolari, significa che la strada intrapresa è quella giusta. Ed è esattamente quel che accade nell’album d’esordio degli svedesi Boy With Apple. Già. Perché “Attachment” – questo il titolo del disco in questione – è un’opera intrisa di autenticità e malinconia in cui i Nostri quattro eroi (Saga, Zara, Tim e Nils) – che sembrano quasi usciti da un film di Wes Anderson – si divertono a (ri)maneggiare dei suoni a chiare tinte novantiane che non sfigurerebbero affatto in una delle pellicole iconiche del sopraccitato regista americano. Poco da dire.

Credit: Christian Valenzuela Barrondo

L’antifona, del resto, la si era già intuita con il primo, splendido singolo, “GBG Hills“, un brano dannatamente ipnotico che affronta delle tematiche piuttosto serie (come la malattia mentale) con una delicatezza di fondo che poi è la stessa che pervade tutto il resto dell’album. Non solo. “GBG Hills”, infatti, si affaccia dalle parti di gruppi gloriosi quali Cocteau Twins, Slowdive e Blushing, ma con delle tonalità sfavillanti che vanno a rimarcare oltremodo la propria (convincente) cifra stilistica.

Provando ad entrare ancor più nello specifico, ascoltando tracce quali “Strawberry Boy” o “Valentine”, non si può fare a meno di evidenziare tutte quelle peculiarità che rendono i Boy With Apple una delle formazioni più interessanti dell’attuale scena alternativa internazionale: ovvero, melodie gustosissime e refrain decisamente appiccicosi. Merito, soprattutto, delle linee di chitarra disegnate dal buon Nils Wasteberg, uno di quelli che col plettro si muove come Steph Curry con la palla a spicchi. Una certezza, in pratica.

Il vero e proprio “highlight” del disco, però, almeno per chi scrive, è la bella ballad – oldschool – “Good For You”. Un pezzone, quest’ultimo, che richiama un po’ alle colonne sonore delle commedie (e dei telefilm) brillanti dei primi Anni Duemila, trasportando l’ascoltatore in una sorta di microcosmo onirico in cui riecheggiano, una dopo l’altra, le immagini epiche delle scene più esilaranti dei movies di Hugh Grant unite a quelle più adolescenziali (e per cuori maledettamente attempati) del caro vecchio Dawson’s Creek.

Va da sè, naturalmente, che tra le pieghe sfavillanti di “Attachment” si respiri pure una certa “ingenuità sonora” che appare pressoché inevitabile in un debut album. Basti pensare che la maggior parte delle canzoni contenute nell’opera prima dei quattro ragazzi di Göteborg, siano state prodotte e concepite tra la sala prove e le mure domestiche di Saga e Tim.

“Iceage”, per esempio, è puro distillato 80s; realizzato, però, con delle sfumature che giammai rasentano la mera banalità di un sound stra-abusato negli ultimi anni. “Beside Me”, invece, oltre ad essere la traccia dalla durata più breve, è anche quella che ha il compito di far calare il sipario su di un disco che (ci) entusiasma non poco. Altroché. Solo il tempo, tuttavia, ci dirà se quello dei Boy With Apple di “Attachment” sarà stato il primo passo verso un’alba gloriosa o solamente un bagliore effimero.

Per intanto, non ci resta che godere delle ottime premesse lanciate come dadi sul tavolo dalle note sfavillanti dell’ottimo esordio della band svedese.