Paul Hudson from United Kingdom, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Ritornano finalmente in Italia anche gli Yard Act, che avevamo visto qualche anno fa al TOdays a Torino: pochi mesi dopo la loro esibizione al festival piemontese sarebbero dovuti tornare nel nostro paese per un tour nei club, ma purtroppo la pandemia, che continuava a imperversare, li aveva costretti a cancellare tutto.

Oggi ci troviamo a Bologna per la prima delle loro due date previste (domani, domenica 14 aprile suoneranno all’Arci Bellezza di Milano) e il Locomotiv Club risulta sold-out già da qualche settimana, nonostante stasera ci sia un altro importante evento in città come il concerto di Miles Kane al Covo Club, che si trova a meno di dieci minuti di distanza dalla venue di via Serlio (ed è anch’esso sold-out).

In questo periodo gli Yard Act hanno portato avanti il loro progetto con un secondo album, “Where’s My Utopia“, realizzato da Island Records il mese scorso, che ha davvero convinto tutti e che li ha visti spaziare su vari nuovi generi: le aspettative per questo live sono sicuramente alte e siamo fiduciosi che il gruppo di Leeds abbia tutte le carte in regola per regalare al pubblico bolognese un live esaltante.

Accompagnati da un sassofonista e da due coriste, gli inglesi salgono sul palco del Locomotiv quando l’orologio indica che sono passate le nove e quaranta da pochi attimi: ad aprire la serata è “An Illusion”, opening-track anche del loro LP più recente. L’atmosfera ciondolante e rilassata è impreziosita dalle due coriste che cercano di trasportarci subito verso territori soul, molto piacevoli quanto pop.

“When The Laughter Stops”, sempre estratta dal loro sophomore, è incredibilmente divertente: se da una parte bisogna segnalare l’ottimo e intenso lavoro della sei corde di Sam Shipstone, dall’altra non possiamo fare a meno di notare la follia delle due coriste, che suonano anche delle percussioni, mentre il suono si sposta verso panorami sonori dancey dalla velocità pazzesca e incredibilmente divertenti.

Un’altra scarica di adrenalina arriva poi con “Fizzy Fish”, dove il frontman James Smith utilizza il rap come mezzo di comunicazione e, mentre il ritmo si fa sempre più veloce, ecco apparire anche un sax totalmente impazzito, ma assolutamente incredibile.

Dopo l’inarrestabile singolo “We Make Hits”, con il suo irresistibile ritornello, esploviso, funky e dancey, è la volta di una particolare edizione della Ruota Della Fortuna: al posto dei numeri, in questo caso ci sono canzoni degli Yard Act. Uno spettatore è invitato sul palco a girarla e la ruota si ferma sulla vecchia “Dark Days”, che riascoltiamo molto volentieri: una totale botta di energia e vivacità post-punk che incendia un comunque già caldo pubblico emiliano.

“Dream Job” poi aggiunge un tocco disco-pop con quei suoi synth nostalgici e quelle percussioni tribali, anche se non manca un ottimo tocco della chitarra di Shipstone.

Immancabile ovviamente anche “Payday” con i suoi ritmi tribali e il suo coro incredibile ed eccitante che scatena la folla emiliana, prima di passare all’altrettanto esaltante “The Overload”, in cui Smith mette in luce tutte le sue qualità di trascinatore.

C’è tempo anche per un breve encore che si chiude con “The Trench Coat Museum”, un perfetto mix di energia tra percussioni, elementi dancey e momenti di totale follia: in mezzo a tutto questo James riesce anche a fermarsi un attimo per lanciare un appello per la libertà delle popolazioni attualmente in guerra come Ucraina e Palestina, trovando largo consenso da parte dei fan emiliani.

Un’ora e un quarto di puro e sano divertimento in cui sia la band inglese che i numerosi presenti si sono potuti scatenare, mentre Smith e soci hanno dimostrato la loro grande eccletticità che li permette di spostarsi con grande agilità tra le proprie influenze senza farsi limitare da un unico genere. Promossi a pieni voti!