Essere fuori tempo significa arrivare al Circolo in un orario che credi giustificato e comprovato da anni di esperienza e scoprire che il gruppo spalla ha già  suonato. Significa scoprire che devi sorbirti un interludio di mezz’ora prima di vedere il gruppo ufficiale salire sul palco. Ma soprattutto, essere fuori tempo significa essere nettamente al di sopra l’età  media in sala.

Ormai in preda alla sindrome della ghettizzazione generazionale, cerco di scoprire cosa si nasconde dietro il fenomeno di questi tre (post)adolescenti milanesi. Confesso che ero curiosa: l’album di esordio “I Soldi Sono Finiti” con tanto di euro vero in allegato a cui era stato affibbiato l’aggettivo impegnativo di ‘provocatorio’, il passaggio alla Universal, un singolo in heavy rotation su Mtv e Brand New, i servizi sulla stampa musicale del mese, entusiasmo anche da parte dei critici più sgamati, gente che urla al salvataggio della musica italiana”…

I Ministri non dicono niente di nuovo, quindi direi che non salvano proprio nessuno, ammesso che ce ne sia bisogno. Semmai si limitano a dargli una pacca sulla spalla. Non siamo davanti quell’ondata di metà  anni novanta in cui tutti erano incazzati per qualche motivo.

Così ho guardato quelli che mi stavano di fronte, quelli a cui i testi dei Ministri arrivavano direttamente, suonando veri e carichi di qualche significato, mentre io un po’ sentivo la puzza di bruciato. Unica eccezione “La Piazza” tratta dall’omonimo Ep: a diciassette anni quel modo intimista e disilluso di cantare avrebbe intenerito anche me.
A quel punto ho deciso di ignorare i video da estetica marxista futurista catastrofista da “‘benvenuti nel 1939’ e no, personalmente non credo sarà  un anno bellissimo, ho lasciato perdere quello che questi ragazzi cercavano di dirmi e mi sono concentrata sulla musica.

E lì qualche botta mi è arrivata. Gli accenni punk di “La casa Brucia” , il tormentone radiofonico “Tempi Bui” che tutti si aspettavano essere più cattivo nel live, il tono di furia repressa di ‘La mia giornata che tace’. I ragazzi suonano. Sudano, si muovono, hanno quell’ingenuità  per cui sanno che se aprono il concerto parlando e scimmiottando l’attualità  delle ronde strapperanno applausi e fischi di approvazione, e anche lì, ho guardato le facce in giro, li ho invidiati, perchè recitavano bene la loro rabbia. Ho pensato che i Ministri cercano di essere credibili, ma giocano su un filo sottile.

La musica italiana non ha bisogno di essere salvata, i Ministri non la salveranno. Che dire, un po’ di ambizione non ha mai ucciso nessuno.

Link:
MINISTRI MySpace